Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha capito che i poteri speciali che il governo gli ha attribuito in materia di rifiuti, in qualità di commissario per il Giubileo, non gli garantiscono da soli la realizzazione del mega-impianto di termovalorizzazione che vorrebbe collocare ai confini meridionali della città, a ridosso di Pomezia.

Per questo ha cominciato sabato scorso a incontrare l’ala sinistra della sua maggioranza, che ha già votato contro il progetto. In quella sede, pur non mostrando incertezze sul traguardo finale, ha specificato di voler mettere in piedi un percorso di «confronto e ascolto», che però nella sua valutazione non pregiudica la tempistica: vuole arrivare a fine consiliatura con il termovalorizzatore pronto. Sarebbe un record, viste le procedure complesse e le difficoltà amministrative che affliggono Roma e il paese.

Ieri, all’indomani del gran rifiuto del Movimento 5 Stelle in consiglio dei ministri che ha ufficialmente promosso la vicenda dell’inceneritore a questione di rilievo nazionale che assorbe un pezzo delle tensioni striscianti tra il Movimento 5 Stelle e la maggioranza di governo e il Partito democratico, Gualtieri è andato a incontrare Roberta Lombardi. L’assessora alla transizione energetica in Regione Lazio è tra le più convinte sostenitrici dell’alleanza tra Pd e M5S. È uscita dall’incontro con Gualtieri sprizzando ottimismo. «Ho avuto ampie rassicurazioni, ho trovato una persona che mi è sembrata intellettualmente onesta» ha detto Lombardi. Non è chiaro in che modo l’impianto-monstre annunciato dal sindaco sia compatibile con i canoni della transizione ecologica. Lombardi usa peraltro toni diversi da quelli di Giuseppe Conte. E della sua rivale eterna Virginia Raggi, che dall’assemblea capitolina coi suoi fedeli promette battaglia.