Da ventinove anni, in un paese affacciato sull’Adriatico nel sud delle Marche, le elezioni le vince sempre una lista civica che al punto uno del suo statuto si definisce così: «Solidarietà e Partecipazione è un movimento di trasformazione della realtà locale». Siamo a Grottammare, quindicimila abitanti in provincia di Ascoli Piceno, e qui passano le stagioni ma non passa mai la destra. Domenica il candidato Alessandro Rocchi si è imposto con il 56%, mentre la coalizione guidata da Fratelli d’Italia si è fermata sotto al 30%, nonostante i proclami e nonostante la benedizione discesa da Giorgia Meloni in persona verso il giovanissimo candidato Marco Sprecacè.

«Grottammare è sempre stato un paese conservatore. Qui si vive di piccole imprese, turismo, vivai…», racconta Lorenzo Rossi, che di Rocchi sarà vicesindaco in virtù di un accordo tra gentiluomini stretto alla vigilia delle elezioni, quando anche lui (recordman di preferenze) era in lizza per la candidatura a primo cittadino.

«La Dc l’ha sempre fatta da padrone fino al 1994, quando arrivò questa lista civica di sinistra e vinse le elezioni – prosegue Rossi -. Questo processo arriva fino ad oggi». Il primo sindaco di Solidarietà e Partecipazione era Massimo Rossi, ex Democrazia Proletaria e poi Rifondazione Comunista. Con lui Grottammare è diventata la Porto Alegre italiana, anche in virtù di alcune pratiche importate direttamente dall’esperienza brasiliana come il bilancio partecipativo, un originale percorso democratico fatto di assemblee e confronti tra l’amministrazione e i cittadini. «A Porto Alegre fummo anche invitati a parlare della nostra esperienza, poi qui venivano pullman di amministratori a studiare quello che succedeva. Di Grottammare se ne parla molto anche nelle facoltà di scienze politiche».

Qualche timore alla vigilia delle ultime elezioni, in realtà, c’era. Cioè si sospettava che la vittoria potesse non arrivare al primo turno: l’ex sindaco, Enrico Piergallini, cinque anni fa si era imposto con percentuali da Patto di Varsavia, ma, a quasi trent’anni dall’inizio del dominio di Solidarietà e Partecipazione, il sospetto che l’onda del consenso potesse essere un po’ scemata era concreto. La destra ci aveva puntato tutto: «È ora di cambiare», ripeteva a ogni comizio lo sventurato Sprecacè, senza rendersi conto di essere stato mandato a combattere una battaglia praticamente impossibile da vincere. «Le persone riconoscono nel nostro modello funziona ancora ed è capace di rinnovarsi», conclude Rossi.

Merito delle famose «riunioni del mercoledì», appuntamenti settimanali in cui si vedono quelli di Solidarietà e Partecipazione e chiunque può intervenire per dire la sua sulle questioni amministrative. I partiti partecipano ma non invadono mai il campo. Il resto lo spiega il fumettista Michael Rocchetti, alias Maicol & Mirco, che ha appoggiato la candidatura di Rocchi e con alcune tavole ha raccontato un po’ di quel che succede a Grottammare per poi concludere: «Chi sarebbe così matto da cambiare amministrazione?». In effetti.