Grillo chiede al blog di cacciarne altri tre
Movimento 5 Stelle Nel mirino del leader ancora i deputati «ortodossi», Nuti, Di Vita e Mannino, questa volta per le firme false a Palermo. Sono accusati di aver criticato il candidato a sindaco e di "giudizi sulla magistratura con in linea con i nostri principi"
Movimento 5 Stelle Nel mirino del leader ancora i deputati «ortodossi», Nuti, Di Vita e Mannino, questa volta per le firme false a Palermo. Sono accusati di aver criticato il candidato a sindaco e di "giudizi sulla magistratura con in linea con i nostri principi"
Se è vero che esiste il regolamento, è altrettanto palese, leggendo il documento sul blog dei 5Stelle, che solo il capo politico, dunque Beppe Grillo, ha il potere finale sul destino di iscritti e parlamentari.È solo lui, è stabilito, che può sovvertire persino le disposizioni dei probiviri, il tribunale pentastellato chiamato a pronunciarsi sulle eventuali sanzioni di chi viola le regole fondamentali del movimento. Ecco perché l’invito di Grillo partito ieri dal suo blog ai probiviri di inasprire le sanzioni nei confronti dei tre deputati indagati per le firme false a Palermo – Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino – per avere dileggiato gli altri portavoce coinvolti nell’inchiesta (i deputati regionali Claudia Mannino e Giorgio Ciaccio), sembra un monito sgonfio. Se volesse Grillo, regolamento alla mano, potrebbe espellere immediatamente chiunque. Senza se e senza ma. Per il momento non lo fa.
Il clima velenoso che ha frantumato il meetup di Palermo e l’inchiesta della procura che ha chiesto il rinvio a giudizio di 14 indagati accusati della ricopiatura di centinaia di firme per le comunali di cinque anni fa impongono a Grillo di non affondare definitivamente il colpo. Anche perché l’espulsione colpirebbe uno dei pezzi grossi, quel Riccardo Nuti che è stato capogruppo alla camera, componente dell’Antimafia e tra i punti di riferimento del gruppo dei «monaci», gli ortodossi verso i quali il guru da qualche tempo appare sempre più insofferente: vedi il caso Raggi a Roma oppure le recenti vicende di Genova. L’imbarazzo e il nervosismo di Grillo sul caso Palermo sono alle stelle. Finora aveva evitato di prendere questa decisione, incassando gli attacchi del Pd, consapevole del legame tra Nuti e una buona fetta dei deputati. Per il garante, però, il deputato ha passato il segno definendo l’inchiesta «una montatura», accusando il candidato a sindaco di Palermo Ugo Forello di conflitto di interessi e sostenendo che Grillo «non ascolta» le ragioni dei tre parlamentari indagati.
E così in un post scriptum sul blog, Grillo annuncia di chiedere al collegio dei probiviri di valutare nuove sanzioni nei confronti dei tre: hanno «attaccato il candidato sindaco e fatto considerazioni sulla magistratura che non coincidono con i nostri principi», spiega il leader che, allo stesso tempo, chiede di raccogliere le firme necessarie affinché l’assemblea voti per sospendere (è necessaria la maggioranza assoluta dei gruppi di camera e senato) i tre parlamentari siciliani. Nuti nega: «Non abbiamo rilasciato dichiarazioni contro la magistratura, anzi tutt’altro, né contro il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle di Palermo». Anzi, «abbiamo espresso fiducia nella giustizia a cui ci affidiamo per dimostrare la nostra innocenza».
La richiesta di Grillo comunque appare tardiva. Nuti &Co già tre mesi fa in un esposto alla procura accusarono Forello di essere il manipolatore di Claudia La Rocca, colui che la spinse a collaborare con i pm; il fascicolo aperto dai magistrati è stato archiviato. Eppure Nuti & Co, già sospesi dai 5Stelle in autunno dopo gli avvisi di garanzia, hanno continuato a usare il logo del movimento, la carta intestata, le strutture e a partecipare alle riunioni del gruppo parlamentare. La goccia è stata la richiesta dei «monaci» di espellere dal movimento La Rocca e Ciaccio perché rei-confessi della ricopiatura delle firme che invece loro continuano a negare, ha fatto saltare la pazienza. Per un movimento sempre più rissoso, lacerato e livoroso.
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