Grandi manovre al centro. E anche Letta fa campagna acquisti
Calenda accoglie Carfagna e Gelmini. Le ministre annunciano l'approdo in conferenza stampa con il leader ma alla scelta politica la ministra del Sud aggiunge quel tanto di cianuro che non guasta: «Ho la certezza di trovarmi in un partito in cui nessuno si sognerà di tramare con Russia e Cina ai danni del governo»
Calenda accoglie Carfagna e Gelmini. Le ministre annunciano l'approdo in conferenza stampa con il leader ma alla scelta politica la ministra del Sud aggiunge quel tanto di cianuro che non guasta: «Ho la certezza di trovarmi in un partito in cui nessuno si sognerà di tramare con Russia e Cina ai danni del governo»
Se la pessima giornata si vede dal mattino questa promette di essere la peggior campagna elettorale di tutti i tempi, combattuta solo a colpi di bassezze e tatticismi. Dopo la «sofferta decisione» di lasciare Forza Italia, per la verità a situazione ormai compromessa e senza più molto da perdere, anche Mara Carfagna, con la collega Gelmini, si è iscritta direttamente alla segreteria di Azione, il partito rampante di Calenda. Senza passare dal Via: direttamente al vertice: «Sono il meglio di Fi», spiega il gran capo. Le ministre annunciano l’approdo in conferenza stampa con il leader ma alla scelta politica la ministra del Sud aggiunge quel tanto di cianuro che non guasta: «Ho la certezza di trovarmi in un partito in cui nessuno si sognerà di tramare con Russia e Cina ai danni del governo». Parole che, pronunciate proprio nel giorno in cui il sospetto di rapporti indecorosi con l’ambasciata russa tocca anche Berlusconi, non sembrano intonate con l’«immutato affetto» di donna Mara nei confronti del Tramone, pardon del Cavaliere.
Tajani risponde sullo stesso elevato tono: «Usano una notizia falsa per giustificare il tradimento dell’elettorato». Il numero 2 azzurro ne ha anche per Calenda: «Io la Nato la ho servita vestendo l’uniforme, lui blatera da un divano ai Parioli». Vigliaccone, oltre che naturalmente traditore: «Ha tradito i suoi elettori lasciando il Partito democratico». Il presidente dell’Abruzzo Marsilio (FdI) è più trucido: «Fino a ieri erano considerate poco di buono frequentatrici di festini a Arcore e oggi sono grandi statiste». Un gentiluomo, questo governatore… Insomma le accuse di tradimento, e in qualche caso di alto tradimento della patria, nell’agone elettorale vanno via come noccioline. Ci si può immagine con quale effetto su una credibilità della politica precipitata molto sotto lo zero nella rutilante legislatura agli sgoccioli.
Oltre alle accuse infamanti equamente divise, fioccano i tatticismi. Calenda promette che una decisione sull’alleanza col Pd verrà presa presto, come se non fosse già tutto stabilito, anche in base al ruvido diktat di Emma Bonino: alleanza col Nazareno o mi riprendo il simbolo e vi tocca correre per le spiagge mendicando firme con torridi 40 gradi. Sul fronte opposto anche il Cocomero di Fratoianni e Bonelli ufficialmente deve ancora sciogliere la riserva, e qualche problema con il malumore interno dentro Si c’è. Ma per il Pd la foglia di fico a sinistra è necessaria, anzi essenziale e alla fine, salvo improbabilissimi colpi di scena, anche Europa Verde accetterà i tre seggi offertigli. Cosa avrà mai a che spartire con il Pd di Letta, che non è quello di Zingaretti, e con «il meglio di Fi» Sinistra italiana rimane oscuro. Ma se è per questo lo è altrettanto la comunanza tra i fans dell’agenda di Draghi e il solo partito oltre a FdI che non ha mai dato fiducia a quell’agenda.
Anche Letta ha qualcosa da ufficializzare: «Art. 1 e Psi aderiscono al nostro mandato». Criptico. Si traduce che saranno nel listone Democratici e Progressisti e certo ritrovarsi nella lista che ha messo alla porta i 5 Stelle proprio il partito più contiano che ci sia stato negli ultimi anni, appunto Articolo 1, molto più infiammato dello stesso M5S dall’«insostituibile», una sensazione un tantinello surreale la determina.
Non che a destra le cose vadano molto meglio. Al netto delle accuse di intelligenza col nemico, in una guerra peraltro non dichiarata, la linea della Lega è molto diversa da quella iperatlantista di sorella Giorgia, e non è che il problemino possa risolversi strillando da un palco che «la destra sarà sempre con l’eroica Ucraina». Toti, poi, cerca casa, e dopo aver guardato un po’ a sinistra si riavvia verso l’ovile: «Ringrazio per non avermi invitato a pranzi e vertici dato che so a dieta. Con il centrodestra abbiamo diversità di vedute ma siamo disponibili a confrontarci». Disponibilissimi.
Sono le elezioni del 2022. Ce le ricorderemo a lungo.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento