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Gran Bretagna, Sunak apre a un tavolo con i sindacati

Gran Bretagna, Sunak apre a un tavolo con i sindacati

In sciopero per gli aumenti salariali Ma il governo pensa a possibili integrazioni solo per il biennio 2023-2024

Pubblicato più di un anno faEdizione del 7 gennaio 2023

Spiragli nel braccio di ferro governo-sindacati per l’aumento salariale richiesto dagli uni e negato – indirettamente – dall’altro. Nel bel mezzo di una settimana in cui i treni hanno funzionato al 20% per cinque giorni di seguito – il premier Rishi Sunak ha annunciato di aver invitato i leader sindacali attorno a un tavolo negoziale il prossimo lunedì. Ma si tratta di un’apertura parziale: il governo sarebbe disposto a discutere l’aumento salariale richiesto per far fronte ai brutali rincari inflattivi dell’economia nazionale soltanto relativo al biennio 2023/2024 e non a quello corrente, clausola che ha provocato la dura reazione della controparte, che ha minacciato il prosieguo delle agitazioni. E domani continua lo sciopero dei treni cominciato martedì: ne funzioneranno uno su cinque.

La mossa segue a ruota l’annuncio, già ieri, delle nuove leggi antisciopero già introdotte durante la premiership-lampo di Liz Truss, tese a garantire – in caso di mancato accordo volontario tra le parti – una minima operatività in settori “pubblici” chiave come sanità, poste, ferrovie e personale di frontiera rendendone illegale la trasgressione e punendola. Sempre secondo queste leggi, i datori di lavoro dovranno specificare il numero minimo di lavoratori necessario a mantenere il servizio, punendo quanti decidessero di scioperare lo stesso con la perdita del diritto di contestare il licenziamento senza giusta causa.

Pur essendo state ammorbidite rispetto a quelle proposte in precedenza dal ministro del commercio Shapps, che avrebbero obbligato i sindacati ad annunciare gli scioperi con maggior anticipo e prevedevano un inasprimento sulla regolamentazione dei picchetti, queste misure sono state immediatamente etichettate come antidemocratiche e peggiorative di un diritto del lavoro già tra i più restrittivi d’Europa, anche perché si aggiungono a quelle del 2016 che già innalzavano la quota minima di voti necessari in ciascun sindacato perché lo sciopero sia considerato valido.

Il paese è avviluppato ormai da mesi nella stretta di agitazioni in quasi tutti i settori chiave – poste, ferrovie, controlli di frontiera, manutenzione stradale, infermieri e personale paramedico, vigili del fuoco, insegnanti – e qualche mega-azienda, come il gigante della sicurezza privata G4S ed Eurostar. Si sciopera per un allineamento dei salari all’inflazione galoppante e contro i licenziamenti, soprattutto in un’industria come quella delle ferrovie, dove l’automazione mette migliaia di posti di lavoro – e la sicurezza degli utenti – in pericolo. Pat Cullen, segretaria generale del Royal college of Nursing – gli infermieri che hanno recentemente incrociato le braccia per la prima volta nella storia recente – le ha definite «antidemocratiche». La stretta autoritaria del governo ha scosso dal suo sonno dogmatico neoliberale perfino il leader Labour: Keir Starmer ha annunciato che se il partito vincerà le prossime elezioni politiche abrogherà la legge, che peraltro incontrerà una probabile opposizione già alla Camera dei Lords.

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