La Cei, che storicamente su questi temi non ha proprio uno sguardo progressista, esprime il proprio disagio sul modo col quale la politica italiana sta affrontando i temi della maternità surrogata e dei figli delle coppie omogenitoriali. In seguito al Consiglio permanente della Commissione episcopale, i vescovi hanno esternato «forte preoccupazione per il crescente individualismo e per l’avanzare di visioni che rischiano di distorcere l’idea stessa di famiglia».

Tuttavia, sulla punibilità anche se effettuata all’estero, come proposto dalla destra, la Cei evita di pronunciarsi: «Posso dire che è un problema universale» dice il segretario generale Giuseppe Baturi, che prova a sprovincializzare il dibattito anche quando ricorda che a farne ricorso sono soprattutto coppie eterosessuali. «Ciò che preoccupa – afferma ancora Baturi – è fare di cose così delicate che riguardano la vita delle persone motivo di propaganda o slogan. Occorre adottare strumenti più prudenti per dare dignità alle persone. Se invece si usano strappi per imporre una visione si rischia di dimenticare la concretezza che riguarda le vite umane»

Intanto, in Parlamento è iniziato l’iter delle due proposte di legge, di Lega e Fdi, che mirano appunto dichiarare la maternità surrogata un reato universale, cioè perseguibile anche se commesso all’estero. Il tema si intreccia inevitabilmente alla questione dell’iscrizione all’anagrafe dei bimbi nati dalla Gestazione per altri (Gpa). Diversi deputati del Pd hanno chiesto che venga ripreso il ddl di Alessandro Zan. Le due proposte di legge sono state illustrate dalla relatrice Carolina Varchi (Fdi), in Commissione giustizia di Montecitorio. L’organismo nelle prossime settimane procederà ad audizioni di giuristi ed esperti, poi verrà il momento della discussione generale. Enrico Costa (Azione-Iv) e Debora Serracchiani (Pd) ribadiscono che le proposte della destra non stanno in piedi dal punto di vista giuridico. Riccardo Magi parla, in punta di diritto, di una «boiata incostituzionale» e qualcuno ricorda che già nella scorsa legislatura una proposta di legge analoga si impantanò nelle pregiudiziali costituzionali. Questo è anche l’avviso della terzopolista Mara Carfagna, che quando stava in Forza Italia aveva sostenuto le posizioni della destra sul tema.

Durante il question time in Senato, la ministra della famiglia Eugenia Roccella dice che diritti dei minori «non sono in discussione», anche se nati all’estero con pratiche illegali», in quanto «nel caso di un atto di nascita prodotto all’estero, in cui risultano come genitori due padri, la trascrizione in Italia prevede quella del solo padre biologico». Roccella ha sottolineato che il governo «è tenuto al rispetto del quadro normativo», rimandando alla pronuncia della Cassazione che individua nell’adozione «il percorso da seguire per eventualmente assicurare il rapporto genitoriale del minore con il partner del genitore biologico». Al quesito esposto dal Maurizio Gasparri il senatore del Pd Filippo Sensi ha chiosato in questo modo: «A interrogare la ministra Roccella sulle trascrizioni dei minori nati all’estero da ‘coppie dello stesso sesso’ sono tutti maschi, ovviamente. I famigerati liberali di Forza Italia».