La Gestazione per altri (Gpa) è «reato universale», ma lo sa solo l’Italia. È «la schiavitù del terzo millennio», ma guai a dirlo in giro nel globo terracqueo: Usa, Canada, Portogallo, Olanda, Belgio e Grecia, perlomeno, Paesi dove è lecita e normata, potrebbero prenderla male. A stabilire il «reato universale» è stata ieri l’Aula di Montecitorio approvando la proposta di legge Varchi, identica a quella già presentata nella scorsa legislatura da Giorgia Meloni, con 166 voti a favore e 109 contrari, dei 276 deputati votanti su 279 presenti (75 erano in missione). La legge che estende la pena di reclusione fino a due anni e la multa da 600 mila a 1 milione di euro per i cittadini italiani – genitori, gestante e medici – che ricorrano alla maternità surrogata «anche se il fatto è commesso all’estero», è composta di un solo articolo: 15 parole (90 battute spazi inclusi) inserite al comma 6 dell’art. 12 della legge 40 del 19 febbraio 2004 (che già prevede e punisce il reato quando commesso in Italia). La pdl Varchi, che considera solo sul territorio italiano la Gpa reato di pari grado al genocidio o ai crimini di guerra, passa ora all’esame del Senato.

La prima firmataria, Carolina Varchi di Fd’I, ha assicurato che la norma «passerà ogni vaglio costituzionale e la Gpa sarà reato universale». Ma la legge-bandiera del centrodestra – che ha votato compatto e deciso, con il gruppo centrista di Noi moderati e qualche deputato di Azione-Italia Viva, unica forza di opposizione che ha lasciato ai suoi «libertà di coscienza» – «è solo il primo passo» verso una politica che vuole «tutelare l’embrione dal concepimento», «la vita nella sua interezza», «la gravidanza nella sua miracolosa essenza», come ha dichiarato Simona Loizzo a nome di tutta la Lega prima del voto finale.

Parole che suonano minacciose per chi ha a cuore lo Stato laico ma che evidentemente non vengono prese troppo sul serio. Deve essere per questo che una deputata dell’opposizione come la verde Luana Zanella, pur non dichiarando un voto dissimile dal suo gruppo Avs, è intervenuta contro la Gpa, conquistando l’applauso dell’arco parlamentare di destra, e ha presentato un ordine del giorno che chiede al Parlamento di impegnarsi affinché sia sancito, nell’Assemblea generale dell’Onu, il divieto globale della maternità surrogata. Il suo odg non è stato messo ai voti ma è stato sottoscritto da Augusta Montaruli (Fd’I) e da tutta la maggioranza.

Anche il Pd ha votato contro il «reato universale», accusando le destre di strumentalizzare «un tema delicatissimo nell’intento chiarissimo di colpire le famiglie omoaffettive e i loro figli» e di fare «propaganda per distogliere l’attenzione» dalle incapacità del governo. Ma i deputati dem (Elly Schlein assente) si sono fermati alla denuncia dell’«obbrobrio giuridico» (definizione di Chiara Braga) e si sono invece sottratti al voto dell’emendamento presentato da Riccardo Magi (+Europa) che chiedeva la regolamentazione della Gpa e l’istituzione di un Registro nazionale delle gestanti. Su 244 presenti e 200 votanti, solo 9 i voti a favore (anche Avs), 191 contrari, 44 gli astenuti (tra cui il M5S). I democratici hanno contestato a Magi il metodo, in quando l’emendamento sarebbe stato a loro dire una «legge nella legge», un’«iniziativa senza percorso di elaborazione». Per la capogruppo dei Verdi, Zanella, l’emendamento era «una grande mistificazione, perché attorno alla cosiddetta generosità di una donna che presta se stessa per una gravidanza, c’è profitto da parte di tutti i soggetti coinvolti».

Respinti anche tutti gli altri emendamenti proposti dall’opposizione: quello di +Europa sulla depenalizzazione della Gpa in Italia per lasciare solo la sanzione pecuniaria; quelli per tutelare i bimbi già nati da Gpa; quelli con le norme transitorie; quelli sui gameti e gli embrioni donati – che «vengono quasi tutti dalla Spagna, e si può dire che in questo campo stiamo assistendo ad una “sostituzione etnica”», è la battuta del 5S Quartini -; quelli per normare la fecondazione eterologa secondo le indicazioni della stessa Corte costituzionale che nel 2014 ha eliminato il divieto inizialmente contenuto nella legge 40, etc. Tutti. Salvo poi approvare (all’unanimità dell’Aula) un emendamento di Montaruli per riempire il vuoto normativo sull’eterologa, simile in tutto e per tutto a quello del M5S appena bocciato.

Altro indizio che fa sospettare l’uso improprio del parlamento a scopo propagandistico. Come quando il rappresentante del governo in Aula, il sottosegretario Del Mastro, ha dato parere positivo alla parte impegnativa dell’odg sull’eterologa presentato da Elisabetta Piccolotti, e negativa – con conseguente affossamento – alla parte della premessa nella quale la deputata di Avs spiegava come, con l’approvazione della pdl Varchi, «le pene si applicherebbero dunque non solo in caso di surrogazione di maternità ma anche di realizzazione, organizzazione o pubblicizzazione di gameti anche se i fatti sono commessi all’estero».