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Gli Usa spiavano Merkel, con l’aiuto della Danimarca

Gli Usa spiavano Merkel, con l’aiuto della DanimarcaLa cancelliera Angela Merkel – Ap

Il grande orecchio Otto anni dopo il Datagate un’inchiesta svela il complice. Snowden: «Biden sapeva». L’intelligence di Copenaghen ha fornito l’accesso ai dati provenienti da cavi sottomarini

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 1 giugno 2021

Il marcio della Danimarca dentro al cellulare di Angela Merkel. Otto anni dopo il “Datagate” svelato dall’ex analista Cia, Edward Snowden, salta fuori il complice che aiutò la Nsa americana a spiare le conversazioni riservate della cancelliera, dell’ex ministro degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier (oggi presidente della Repubblica) e dell’ex leader socialdemocratico Peer Steinbrück. E per Berlino è una gran brutta sorpresa.

DIETRO AL GRANDE ORECCHIO di Washington c’erano gli agenti del Forsvarets Efterretningstjeneste, i servizi segreti di Copenhagen, che misero a disposizione degli Usa la loro stazione di intercettazione di Sandagergardan. «Uno scandalo politico: le agenzie di intelligence vivono di vita propria» denuncia Steinbrück «per niente sorpreso» dalla clamorosa notizia emersa dall’inchiesta giornalistica congiunta della radio pubblica danese Dr, delle tv tedesche Ndr e Wdr, svedese Svt, norvegese Nrk e di due quotidiani, il tedesco Süddeutsche Zeitung e il francese Le Monde. Mentre Merkel fa sapere solo di essere stata «informata dell’inchiesta» e Steinmeier dichiara che era «inimmaginabile» e fino a ieri non ne sapeva nulla.

Chi invece sarebbe stato perfettamente a conoscenza dell’intero affaire è Joe Biden, all’epoca vicepresidente di Barack Obama, come ha rivelato ieri Snowden con un tweet: «Biden per la prima volta risulta profondamente coinvolto in questo scandalo. Dovrebbe esserci l’obbligo esplicito della piena divulgazione pubblica, non solo della Danimarca».

DI FATTO, si tratta di un vero e proprio tradimento da parte della Danimarca, il Paese che la Germania considera come amico fraterno oltre che fedelissimo alleato in ambito Nato: l’anno scorso i due Stati hanno celebrato in pompa magna il centenario del patto che fissa l’attuale confine nello Schleswig-Holstein, ma Berlino e Copenhagen sono anche impegnati con i rispettivi eserciti nel Corpo Multinazionale Nord-Est a Stettino insieme alla Polonia, senza contare il raddoppio del gasdotto Nordstream, il cui cantiere passa proprio nelle acque interne dell’isola danese di Bornholm.

Secondo l’inchiesta grazie ai servizi danesi la National Security Agency poté mettersi in ascolto del traffico telefonico e di dati internet passanti per un importante hub di cavi sottomarini tra il 2012 e il 2014. Da lì gli americani pescarono sms, chat e conversazioni confidenziali dei maggiori leader tedeschi ed europei, come risulta dalle nove fonti autorevoli consultate dai cronisti della Dr.

NEL DETTAGLIO la prova-madre del diretto coinvolgimento del vicino scandinavo emerge dal Rapporto Dunhammer, la relazione interna stilata dai servizi danesi subito dopo le rivelazioni di Snowden. Certifica nero su bianco l’ingerenza illegale da qualunque punto di vista, impossibile da negare o peggio da giustificare; infatti la ministra della Difesa di Copenhagen, Trine Bramsen (socialdemocratica, in carica dal 2019), ieri è stata costretta a precisare che «l’intercettazione sistematica di stretti alleati è inaccettabile», dimenticandosi di spiegare, tuttavia, come mai non l’abbia detto prima, visto che secondo Dr sarebbe stata a conoscenza della pratica da agosto 2020.

Di più: a novembre dello stesso anno era emerso che l’intelligence danese aveva attivamente collaborato con la Nsa anche nella cattura dei dati-chiave dei ministeri e delle imprese danesi «potenzialmente interessanti» per i servizi americani. Prima della scoperta che il programma XKeyscore per la raccolta e l’analisi di selettori e parole-chiave è esattamente lo stesso utilizzato nello scandalo del Bnd: l’agenzia di spionaggio tedesca infiltrata dalla Nsa dal 2014 al 2017.

ALL’EPOCA MERKEL reagì ricordando agli Usa che «origliare tra amici non va bene» anche se poi l’indagine giudiziaria della procura federale si concluse nel nulla di fatto. Oggi la parola d’ordine a Berlino invece coincide con il silenzio istituzionale: «Abbiamo preso atto dell’inchiesta e siamo in contatto con tutti gli organismi nazionali e internazionali per i chiarimenti del caso, ma per una questione di principio il governo tedesco non intende commentare alcuna vicenda riguardante le attività di intelligence» taglia corto il portavoce Steffen Seibert.

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