Internazionale

Gli Usa respingono la richiesta dell’Onu di bandire i «robot killer»

Stati uniti Anche la Russia minimizza i rischi delle armi letali autonome, che possono uccidere senza intervento umano

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 4 dicembre 2021

Gli Stati uniti hanno respinto le richieste delle Nazioni unite di impegnarsi con un accordo vincolante che regoli o vieti l’uso dei sistemi di armi letali autonome comunemente indicati come “robot killer”, proponendo invece di adottare un «codice di condotta».
«Secondo noi, il modo migliore per fare progressi – ha detto il funzionario del Dipartimento di Stato Usa Josh Dorosin – sarebbe attraverso lo sviluppo di un codice di condotta non vincolante». Dorosin ha aggiunto che un tale codice «aiuterebbe gli stati a promuovere un comportamento responsabile e il rispetto del diritto internazionale».

È dal 2017 che le Nazioni Unite tengono colloqui sulla questione dei “robot killer”, riconosciuti come armi distinte dai droni, e il segretario generale dell’Onu António Guterres si è unito alle richieste degli attivisti e dei gruppi di pressione che chiedono un divieto generale da tre anni.
Il Washington Post ha riportato che almeno 30 paesi hanno chiesto il divieto dei robot killer, che, secondo il Future of Life Institute, possono «selezionare e ingaggiare obiettivi senza intervento umano».
Nel 2018, 160 organizzazioni e 2.460 individui, tra cui il Ceo di Tesla Elon Musk, hanno firmato un impegno scritto a non collaborare allo sviluppo di armi letali autonome.

«MIGLIAIA di ricercatori di intelligenza artificiale concordano sul fatto che rimuovendo il rischio, l’attribuibilità e la difficoltà di togliere vite umane, le armi letali autonome potrebbero diventare potenti strumenti di violenza e oppressione, specialmente se collegate a sistemi di sorveglianza – si legge nell’impegno – Inoltre, le armi letali autonome hanno caratteristiche molto diverse dalle armi nucleari, chimiche e biologiche e le azioni unilaterali di un singolo gruppo potrebbero facilmente innescare una corsa agli armamenti che la comunità internazionale non ha gli strumenti tecnici e i sistemi di governance globale per gestire».
La Nuova Zelanda ha annunciato che spingerà per un divieto internazionale sui sistemi di armi autonome, e almeno 30 paesi sono dello stesso avviso, tra questi però non risultano alcune delle principali potenze militari mondiali, inclusi Stati uniti e Russia, che hanno minimizzato i rischi di queste armi.
La Cina, la cui spesa militare è in aumento ormai da decenni, ha affermato di sostenere il divieto di utilizzare armi autonome, ma non quello di svilupparle e produrle.

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