Gli Usa a Ramstein per dettare la linea: è l’ora dei carri armati
Crisi ucraina In Germania l’incontro tra i membri della Nato e della Ue sulla guerra in Ucraina. Washington preme su Berlino perché invii i Leopard. Scholz: «Rischio guerra mondiale»
Crisi ucraina In Germania l’incontro tra i membri della Nato e della Ue sulla guerra in Ucraina. Washington preme su Berlino perché invii i Leopard. Scholz: «Rischio guerra mondiale»
«Prima di Ramstein ci siamo preparati a fondo, abbiamo tenuto decine di conversazioni importanti. Ci sono Paesi ai quali ci inchiniamo, perché danno tutto ciò che hanno per permetterci di mantenere tutto ciò che è nostro, cioè il nostro popolo. Le aspettative sono positive», ha detto il presidente Volodymyr Zelensky a proposito dell’incontro in Germania di oggi.
I RAPPRESENTANTI degli stati membri della Nato, dell’Ue e di altri alleati dell’Occidente sono stati convocati nellla base aerea dell’Alleanza atlantica a Ramstein per discutere i prossimi passi. Ufficialmente, si legge sul sito della Nato, «l’incontro è ospitato dal segretario alla Difesa degli Usa, Lloyd J. Austin III, e si concentrerà sulla crisi in corso in Ucraina e sulle relative questioni di sicurezza che gli alleati e i partner della Nato devono affrontare». A margine della riunione, il segretario generale Stoltenberg terrà degli incontri bilaterali con Oleksii Reznikov, ministro della Difesa ucraino e «altri alti funzionari» non meglio specificati.
Il clima di attesa stavolta è molto alto, sia da parte del governo di Kiev sia dagli altri attori coinvolti. Il primo incontro del genere si era tenuto a due mesi dall’inizio della guerra, il 26 aprile 2022, quando Usa e Ue si erano rese conto che i piani della Russia rispetto alla «vittoria lampo» erano oramai naufragati.
In quella sede si era deciso di creare un «gruppo di contatto» globale per coordinare le forniture volte a rafforzare le capacità di difesa dell’Ucraina. L’ultimo summit si era tenuto in via telematica lo scorso novembre, poco dopo il cambio di strategia russa e l’inizio dei bombardamenti sistematici alle grandi città ucraine.
DRONI, MISSILI da crociera e missili balistici di Mosca hanno determinato una fase nuova del conflitto e segnato il cambiamento della strategia comunicativa di Kiev. Da quel momento i politici ucraini hanno iniziato a chiedere sistemi antiaerei, missili a più lungo raggio e, soprattutto, carri armati.
Su questi ultimi quasi sicuramente si incentrerà il dibattito di oggi. E l’osservato speciale è la Germania. I carri armati Leopard 2, considerati tra i migliori al mondo, sono diventati il pomo della discordia tra gli alleati europei dell’Ucraina. La Polonia vorrebbe fornirne un intero squadrone, i Paesi baltici premono affinché si doti Kiev di «ogni armamento necessario».
IERI SU TWITTER il consigliere presidenziale di Zelensky, Mikhaylo Podolyak, ha ribadito che «da Washington a Londra, da Parigi a Varsavia, si dice una cosa: l’Ucraina ha bisogno di carri armati. Carri armati: la chiave per porre fine alla guerra in modo appropriato. È ora di smettere di tremare davanti a Putin e fare il passo finale».
Lo stesso passo finale che il cancelliere tedesco Olaf Scholz in un intervento di mercoledì diceva di non voler compiere in quanto «bisogna a tutti i costi evitare una guerra tra Russia e Nato». Secondo l’agenzia Reuters un anonimo funzionario tedesco avrebbe dichiarato che il suo Paese acconsentirà alla fornitura dei Leopard se gli Usa invieranno i loro tank Abrams. Ma Washington finora non si è mai sbilanciata sui suoi mezzi.
Tuttavia, le dimissioni del ministro della Difesa di Berlino, Christine Lambrecht, da molti sono state interpretate come una reazione al clima di forti pressioni interne e internazionali proprio sulla fornitura di tank al governo di Zelensky. E sempre ieri la delegazione statunitense capitanata da Lloyd Austin III è volata in Germania, in anticipo, per incontrare faccia a faccia il nuovo ministro Boris Pistorius.
In molti credono che tale incontro bilaterale servisse a chiarire la linea prima della plenaria di oggi. Così come da più parti si valuta la chiamata Usa a Ramstein come un modo per serrare i ranghi o per «dettare la linea».
L’INFLUENZA della strategia di Joe Biden sull’orientamento dell’Unione europea è evidente fin dai primi mesi di guerra e oggi potrebbe far registrare un nuovo picco. Se la Germania (o chi possiede i suoi tank) dovesse cedere sarebbe difficile non ammettere una volta per tutte che chi decide sulla strategia estera dell’Europa risiede oltreoceano.
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