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Israele celebra la morte di Nasrallah. Bibi torna popolare

Israele celebra  la morte di Nasrallah. Bibi torna popolare

Israele/Libano Nessun dubbio tra gli israeliani sulle uccisioni del capo e di altri leader di Hezbollah. La guerra in Libano mette d’accordo tutti. Si prevede una forte reazione del movimento sciita, ma la vita scorre normale

Pubblicato 8 giorni faEdizione del 29 settembre 2024

L’allarme è scattato alle 17.40 a Tel Aviv, nei centri intorno alla città e nella zona centrale di Israele. Un missile è stato intercettato e distrutto in volo. Non è era partito dal Libano, ma dallo Yemen, sparato dai guerriglieri Houthi, tra i primi a reagire all’assassinio compiuto venerdì da Israele del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. A migliaia si sono diretti verso i rifugi. L’accaduto comunque non ha scalfito l’enorme soddisfazione che gli israeliani, con poche eccezioni, provano per l’«eliminazione» di Nasrallah, così come la descrivono i media locali. Se la devastante offensiva di Netanyahu a Gaza viene contestata da parecchi israeliani perché ostacola un accordo con Hamas per la liberazione degli ostaggi, invece la guerra in Libano mette d’accordo tutti.

«NASRALLAH ha avuto la fine che meritava. Am Israel Chai (Il popolo di Israele è vivo, ndr)», esclama Ofer in fila, con in mano due lattine di birra, davanti alla cassa della stazione di rifornimento Yellow sull’autostrada a nord di Tel Aviv. La donna accanto a lui non riesce a trattenersi. «Voi stranieri – afferma – a ogni occasione piangete per i terroristi, solo la medicina di Israele cura quel male». I media locali parlano di guerra totale, della «pioggia di razzi di Hezbollah» in arrivo sul paese e lanciano avvertimenti alla popolazione. Intorno a noi però vediamo persone sorridenti, che comprano biscotti, patatine e bibite per la gita del fine settimana.

UN CLIMA DIVERSO si respira andando più a nord. Avvicinandosi ad Haifa, chilometro dopo chilometro l’autostrada si svuota. Poche le persone in giro nella città costiera del nord, le spiagge sono vuote anche per i divieti delle autorità. Nel piccolo parco giochi di un condominio nei pressi del porto, due bambini danno calci a un pallone. Uno dei genitori ci dice che «c’è paura per quanto potrebbe accadere, ricordo che nel 2006 Haifa finì sotto i missili (di Hezbollah) per settimane, ero un ragazzo e la mia famiglia e io fummo costretti a sfollare». La risposta di Hezbollah però, almeno fino ad ora, è stata limitata, malgrado la violenza degli attacchi israeliani che in pochi giorni hanno decapitato la sua leadership politica e militare. Da parte sua si augura che il movimento sciita «si faccia sentire» una signora palestinese, con cittadinanza israeliana, a passeggio con il marito. «Amano la violenza, la guerra, la forza, gli israeliani vogliono tutto per loro, come nel 1948. Hanno ucciso Nasrallah e migliaia di persone innocenti, in Libano e a Gaza, anche bambini», afferma la donna senza rivelare la sua identità per paura di ritorsioni.

IL MARITO non esprime opinioni. Ci spiega che, se dicesse liberamente ciò che pensa, verrebbe arrestato: «Tanti arabi di Israele sono stati puniti solo per essersi proclamati contro la guerra e per la fine dell’attacco contro Gaza».

AD ACRI, a breve distanza dal confine con il Libano, le strade sono deserte e non solo per lo shabat, il giorno di riposo. Gli abitanti restano chiusi in casa. Le sirene di allarme sono entrate in funzione più volte per il lancio di una novantina di razzi dal Libano verso località della Galilea, a est della città. Scorgiamo una panetteria aperta. Entriamo. Il proprietario, Yossi, non ha voglia di rispondere alle domande. Qualcosa però la dice, a favore del premier Netanyahu. «Bibi è grande – proclama facendo il segno della vittoria con le dita – Ha sempre avuto ragione lui, con gli arabi ci vuole la forza e Nasrallah ha pagato il giusto prezzo per averci attaccato». Facendosi rappresentante dei sentimenti di buona parte degli israeliani, l’uomo invoca l’offensiva di terra e l’invasione del Libano: «È il momento giusto per distruggere Hezbollah, è molto debole, ha perduto decine di comandanti. Il nostro esercito è forte, avrà la meglio in pochi giorni e i nostri sfollati potranno tornare a casa».

A UN ANNO dal 7 ottobre, l’assassinio di Nasrallah, considerato da Israele il suo nemico più abile e carismatico, ha avuto l’effetto di «riabilitare» l’immagine di Benyamin Netanyahu agli occhi degli israeliani. Se l’8 ottobre 2023, il giorno dopo l’attacco di Hamas nel sud di Israele, era considerato dall’opinione pubblica il principale responsabile del fallimento dell’esercito e dei servizi di intelligence, il 28 settembre 2024, il giorno successivo all’uccisione di Nasrallah, Netanyahu ha recuperato gran parte dei consensi perduti ed è più forte di fronte ai suoi innumerevoli avversari politici.

«I SONDAGGI ci riveleranno se ora ha dalla sua parte la maggioranza degli israeliani – spiega Yigal Bronner, docente dell’Università ebraica e analista – Di sicuro è tornato a essere il punto di riferimento per l’elettorato di destra. E con lui il suo partito, il Likud. Tuttavia, non credo che per lui sarà facile liberarsi dei rivali di destra e centrosinistra che lo aspettano alle elezioni. E gli israeliani non dimenticheranno la sua insensibilità verso la sorte degli ostaggi a Gaza».

 

 

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