Secondo i dati elaborati da Open polis, il governo Meloni ha l’età media più alta della storia repubblicana. Dunque non ci sarebbe da stupirsi che nel suo primo atto abbia rastrellato allarmi costruiti ad hoc per scatenare quello che il criminologo Stanley Cohen ha definito «panico morale». Un’ondata rivolta contro la devianza giovanile che sarebbe rappresentata dai rave party. Contro i quali il governo individua una nuova fattispecie di reato: dagli articoli sensazionalistici di giornale si va direttamente agli articoli del codice penale.

Quello che risalta, tuttavia, è che questa operazione securitaria agita sulla spinta di una campagna mediatica avvenga con l’avallo di Carlo Nordio, il ministro della giustizia che ha sempre fatto professione di «garantismo» e che, per limitarsi ai giorni scorsi, subito dopo il giuramento al Quirinale aveva annunciato di voler ridurre i tempi della giustizia attraverso la «riduzione dei reati». «La velocizzazione avviene con la depenalizzazione – aveva detto Nordio – Quindi va eliminato il pregiudizio secondo cui la sicurezza, o la buona amministrazione, siano tutelate dalle leggi penali».
Al confronto, la misura proposta da Cartabia per scarcerare i condannati a meno di quattro anni appariva meno radicale. Per di più sulla riforma che porta il nome della giurista che l’ha preceduta a Largo Arenula, sospesa l’altro ieri dal governo Meloni, torna alla mente quando Nordio diceva che l’ergastolo ostativo rappresenta «un’eresia contraria alla Costituzione». L’Associazione nazionale dei magistrati, storicamente contraria all’abolizione delle pene ha provocatoriamente accolto l’obiettivo che il neo-ministro sembrava essersi scelto addirittura invocando il superamento del codice Rocco, risalente all’epoca fascista. «Nordio ha accennato alla depenalizzazione, noi siamo favorevoli – ha detto il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia – Gli faccio tanti auguri, perché in molti ci hanno provato nel passato e in pochi ci sono riusciti».

«Fino ad ora come editorialista ho scritto e parlato molto e fatto poco, d’ora in avanti sarà il contrario», ha detto il guardasigilli per mascherare l’imbarazzo dopo che il governo di cui fa parte ha svelato il suo volto tutt’altro che garantista. La Lega ha piazzato come sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari. I retroscena descrivono l’imbarazzo di Nordio, ma per lui la via rischia di complicarsi ulteriormente. Ostellari fu relatore della legge sulla legittima difesa, altro provvedimento non proprio ispirato al «garantismo». Il futuro ministro dovette mettere in campo ogni acrobazia retorica per difenderla. «L’intervento del Pm sarà sempre necessario: dovrà verificare presupposti come l’attualità del pericolo, la proporzionalità dell’offesa e della reazione, lo stato di turbamento», disse per cercare di salvare la capra garantista e i cavoli della militanza nel centrodestra. Per restare alla sua ammissione, quelli erano tempi in cui parlava molto e faceva poco. Ma adesso deve misurarsi con i fatti, che come è noto hanno la testa molto più dura.