Editoriale

Giustizia e granchi blu: gli ultimi pacchi del governo

Giustizia e granchi blu: gli ultimi pacchi del governoPalazzo Chigi – Ansa

Consiglio dei ministri Decreti omnibus: troppe norme e tutte sbagliate

Pubblicato circa un anno faEdizione del 6 agosto 2023

Un doppio pacco finale è in arrivo domani nell’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva. Come al solito per decreto legge, stavolta doppio. Toccheremo così la cifra record di 34 decreti in poco più di nove mesi di governo della destra, in pratica uno alla settimana. In fumo le promesse fatte dalla presidente del Consiglio al presidente della Repubblica di limitare il ricorso al potere di dettare legge, previsto per il governo solo in casi straordinari «di necessità e urgenza». E tanti saluti anche ai richiami dello stesso Mattarella contro i decreti salsiccia, o omnibus, quelli con dentro un po’ di tutto, misure diversissime tra loro malgrado l’eccezionalità dello strumento imponga testi omogenei per restare nei parametri di costituzionalità.

Quando domani potremo guardare dentro il doppio pacco di governo – ma aspettiamoci annunci più che testi, secondo abitudine – troveremo infatti norme sui taxi, sui biglietti aerei, sul Covid, sugli incendi. Troveremo anche novità sulle intercettazioni, meno limiti all’inquinamento elettromagnetico e più soldi da distribuire ai consiglieri di amministrazione della società che fantastica di costruire il ponte sullo Stretto. Ma non dovrebbero mancare neanche norme per finanziare meglio la lotta alle tossicodipendenze e la guerra al granchio blu.

Uno dei due decreti sarà battezzato «Asset»: è o non è questa maggioranza sovranista nemica di chi tradisce la lingua della nazione? L’altro decreto, più sobriamente ma con la stessa aderenza alla realtà, si chiamerà «Giustizia».

Questo provvedimento, a portarlo a palazzo Chigi sarà il ministro Nordio, merita un po’ di attenzione. Approvandolo, domani, il governo Meloni se ne andrà in ferie fedele alla linea con la quale si era presentato nel secondo Consiglio dei ministri, il 31 ottobre dell’anno scorso. Allora il ministro “garantista” e loquace avversario del panpenalismo esordì con un decreto per aumentare le pene ai pericolosi organizzatori dei rave party. E per intercettarli.

Adesso saluta (per qualche settimana, tutto qui) cambiando le regole della procedura penale e autorizzando le procure a intercettare di più.

Avete letto bene: di più, e con i mezzi invasivi previsti nel “doppio binario” di terrorismo e mafia, non di meno com’è andato annunciando negli ultimi nove mesi, praticamente dal decreto rave all’altro ieri.

Nordio è il ministro per il quale le intercettazioni sono «barbarie» da limitare, troppo costose e troppo diffuse al punto da rappresentare «un dimezzamento della democrazia». Almeno nelle interviste. Nei fatti è il ministro che fino a qui, quando ha potuto, ha allargato il recinto degli ascolti. Ha annunciato mille volte un disegno di legge per stringere le maglie e limitare gli abusi. Firma adesso un ennesimo decreto per fare il contrario. Come garantista anche lui è un pacco.

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