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Giustizia climatica e sociale, movimenti in piazza

Giustizia climatica e sociale, movimenti in piazzaAlla manifestazione contro il G20 del 2021 a Roma – Giuditta Pellegrini

Il corteo Ambiente, lavoro e diritti: oggi a la manifestazione nazionale promossa da Fridays for future e Collettivo di fabbrica Gkn. La lunga giornata di protesta terminerà sul luogo della futura autostrada a otto corsie

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 22 ottobre 2022

È stato un lungo percorso partecipato, costellato di incontri e condivisioni quello che ha portato all’organizzazione del grande corteo promosso da Collettivo di Fabbrica Gkn, Fridays for Future Italia, Assemblea NoPassante e Rete Sovranità Alimentare che oggi attraverserà le strade di Bologna, accompagnando col battito dei tamburi il grido di «Convergere per insorgere».

RIUNENDO I NUMEROSI movimenti attivi nel rivendicare un’alternativa a un modello di vita sempre più asfissiante e precario, la manifestazione segue il sentiero pioniere aperto dal Collettivo più di un anno fa, quando proclamò l’assemblea permanente, riprendendosi la fabbrica di Campi di Bisenzio dopo aver appreso via email il licenziamento dei 422 operai che ci lavoravano. 15 mesi fondamentali che hanno portato alla revoca della lettera di licenziamento da parte del Tribunale di Firenze, ma anche per il merito di aver spostato l’asse del dibattito pubblico dall’antica ottica del ricatto fra lavoro e salute a quella in cui non è più possibile separare i diversi fronti della crisi ecologica e sociale.

PER QUESTO IL CORTEO, che partirà alle 15 da Piazza XX Settembre, si sposterà poi sulla tangenziale, luogo simbolo delle lotte sociali e ambientali della città emiliana. Qui infatti si dovrebbe sviluppare il progetto di allargamento dell’attuale tracciato di autostrada e tangenziale del cosiddetto «Passante di mezzo», con un aumento previsto fino a 18 corsie, non lontano dal centro storico di Bologna. I gruppi ambientalisti hanno denunciato il consumo di suolo che ne deriverebbe e l’aumento di traffico stradale: numerosi studi hanno dimostrato infatti come questo tipo di progetti incoraggino di fatto gli spostamenti su mezzo privato, non rispondendo quindi affatto al modello di mobilità sostenibile auspicata per fronteggiare i cambiamenti climatici, soprattutto in una zona altamente inquinata come la pianura padana.

IL PASSANTE, che l’amministrazione ha voluto dipingere come uno dei progetti di viabilità più sostenibili, nonostante le evidenti contraddizioni, è divenuto quindi «la miglior metafora della crisi climatica: le sue cause, infatti, sono legate a un sistema che privilegia i profitti rispetto ai diritti, che dà priorità al Pil invece che alla cura e alla salvaguardia dei luoghi che viviamo» si legge nel comunicato di una delle realtà promotrici della giornata, Bologna For Climate Justice : «Il Passante di Mezzo è il simbolo delle politiche energetiche che favoriscono le multinazionali, alle quali continuano a essere consentiti investimenti e profitti sulle fonti fossili e per le quali si scatenano guerre; rappresenta un modello nel quale le città diventano parchi tematici, e le fragili montagne luoghi dove massimizzare il profitto; perpetua un sistema economico in cui l’agricoltura non serve a produrre cibo di qualità per tutte/i, ma a garantire gli interessi dei grandi consorzi agroalimentari rivolti al mercato globale». È per questo che oggi le numerose realtà che hanno aderito, tra le quali movimento No Tav, Convergenza Contadina e Agroecologica, Ari, associazione Rurale italiana, Reca, Rete per l’emergenza climatica e ambientale Emilia-Romagna, Fuori mercato – Autogestione in movimento, Genuino Clandestino Firenze, Mondeggi Fattoria Senza Padroni, Extinction Rebellion, Coordinamento migranti, Mujeres libres, Legambiente, sfileranno dietro allo striscione «fine del mese, fine del mondo: stessa lotta», per portare la propria voce nella formulazione molteplice del conflitto sociale.

LA PAROLA CONVERGENZA, come ha argomentato il Collettivo in un comunicato, non è infatti da intendere come «un’addizione delle singole parti» o «un’unità omologante», ma una sfida in cui «lavoratrici e lavoratori, studenti e precarie, donne, migranti, persone Lgbtqiap+ si mettono in comunicazione, in cui percorsi molteplici possano confrontarsi e trasformarsi individuando terreni condivisi di lotta entro i quali dare forza alle proprie istanze oltre gli schemi dati e gli scenari già tracciati». Oltre lo schema è possibile infatti abbracciare un’ottica di responsabilità collettiva e il potere che essa assume nell’avere un impatto sulla realtà.

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