Giovanna Ferrara se ne è andata, ha raggiunto la sua grande amica Francesca, anche lei nostra compagna, anche lei scomparsa troppo presto. Era malata da anni, si era sottoposta a un trapianto di polmoni di cui conosceva i rischi. Dovremmo essere se non preparati almeno non troppo colti di sorpresa, non così stroncati da questo improvviso durissimo colpo allo stomaco. Non è così.

Restiamo increduli come se di questi anni di malattia non avessimo saputo niente. Perché è impossibile immaginare Giovanna ferma, immobile, silenziosa, assente. Non si può credere che la sua vitalità, la sua gioia e la sua inquietudine, la sua intelligenza e la sua allegria siano spente.

Giovanna era sempre in movimento, con il corpo e con la mente, e lo era in tutti i sensi: nessuno la ha mai vista rassegnata, non nella vita privata, nella lotta contro il male che la assediava, e nemmeno in quella pubblica. Quando arrivavano i suoi messaggi o le sue chiamate sapevi sempre in anticipo che ti avrebbe rimproverato per non fare abbastanza, per accettare troppo i dettati di una realtà plumbea alla quale non si poteva, non si doveva darla vinta.

Dopo gli anni passati al manifesto, Giovanna aveva vinto un concorso, era passata all’Agcom. Ma, nel cuore, dal manifesto non se ne è mai andata perché non ha mai considerato questo giornale come un posto di lavoro ma sempre come un collettivo, non solo politico. Una comunità, una «redazione sentimentale» la chiamava. «Questa cosa è troppo importante, il giornale deve occuparsene per forza». Diceva così e lo diceva spessissimo.

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Giovanna amava profondamente la vita, la luce, il mare del suo sud, la natura tutta, che era per lei materia incandescente e rivoluzionaria. A Padova, prima della reclusione in ospedale per i controlli, pur se impaurita dal verdetto, non aveva dimenticato di salutare l’orto botanico con il suo ginkgo biloba.

Dopo il trapianto e la convalescenza, aveva detto felice che avrebbe ripreso il rito delle melanzane alla parmigiana, quel cibo affettivo, denso di memorie famigliari, con cui inondava le nostre case durante le feste. Aver dovuto rinunciare all’ospitalità, che era la sua natura, alla convivialità e alle risate che erano la sua vita, è stato il suo grande cruccio, più forte della paura per la sua stessa vita. «È un problema quello della morte che dobbiamo risolvere», sosteneva.

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Generosa, coraggiosa e danzante, così è Giovanna e così resterà per tutti.

Alla famiglia, al marito Donato e a suo figlio Gaetano va l’abbraccio di tutto il manifesto. Dei suoi compagni.

Il cordoglio dell’Associazione Stampa Romana

L’Associazione Stampa Romana esprime profondo cordoglio per la morte prematura di Giovanna Ferrara, collega del Manifesto, sensibile osservatrice dei cambiamenti della politica e della società, cultrice del pensiero critico, impegnata nella difesa dei diritti umani, civili e sociali. Ai suoi cari le condoglianze di Stampa Romana.

La Segreteria dell’Associazione Stampa Romana