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Colloqui sulla Siria, Ban Ki-moon ritira l’invito all’Iran

Colloqui sulla Siria, Ban Ki-moon ritira l’invito all’IranIl presidente siriano Assad con il ministro degli Esteri iraniano Zarif il 15 gennaio scorso – Sana via Reuters

Crisi siriana E Tehran, nel rispetto dell’accordo sul nucleare, blocca le centrifughe per l’arricchimento dell’uranio

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 21 gennaio 2014

L’attuazione dell’accordo sul nucleare iraniano passa per la conferenza di pace sulla crisi siriana. Dopo giorni di incertezza sulla partecipazione della diplomazia iraniana a Ginevra II, il Segretario generale delle Nazioni unite, Ban ki-moon ha invitato Tehran a prendere parte al tavolo negoziale che si aprirà mercoledì 22 gennaio in Svizzera. Ma l’offerta del palazzo di vetro è durata appena 24 ore. Dopo l’intensa pressione americana e dell’Arabia Saudita, infatti, Ban ha ritirato l’invito lunedì in tarda serata, troppo tardi per darne conto sul giornale in edicola. Secondo il segretario Onu, l’Iran non ha rispettato gli accordi necessari alla presenza a Montreux (Svizzera). Secondo Tehran invece, almeno pubblicamente, l’invito era giunto senza condizioni.

Il pressing diplomatico per il coinvolgimento di Tehran era andato avanti nelle scorse settimane. Tuttavia, la Coalizione nazionale siriana delle forze di opposizione e della rivoluzione (Etilaf) ha annunciato che diserterà la conferenza di pace se l’Iran dovesse essere presente. Anche i ministri degli Esteri di Washington e Parigi frenano sulla partecipazione iraniana a Ginevra II e chiedono che prima di tutto Tehran riconosca un governo siriano di transizione. Secondo fonti diplomatiche, la Russia starebbe lavorando a un accordo quadro per formare un «maxi-governo di unità nazionale» a cui partecipino personalità di entrambe le parti.

Dal canto suo, il presidente della Commissione esteri e sicurezza nazionale del parlamento iraniano, Alaeddin Boroujerdi, ha confermato la partecipazione di Tehran alla conferenza senza precondizioni. Boroujerdi ha precisato che la partecipazione iraniana riguarderà discussioni «ad alto livello per aiutare il governo siriano a uscire dalla crisi imposta al paese». Il politico iraniano ha ribadito che Tehran non accetta i risultati della conferenza Ginevra I, tenutasi nel 2012, che delineava le misure di una transizione del potere in Siria e richiedeva le dimissioni del presidente Bashar al Assad.

Poco dopo l’annuncio dell’invito, la televisione di stato iraniana ha confermato la sospensione dell’arricchimento dell’uranio al 20% nelle centrali di Natanz, Fordo e l’avvio delle ispezioni nel contestato impianto ad acqua pesante di Arak. È entrato così in vigore l’accordo di Ginevra del 24 novembre scorso tra Iran e P5+1 (membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite più la Germania).

L’intesa, che ha una durata di sei mesi e che dovrebbe preludere a un patto permanente, riconosce il diritto iraniano ad avere accesso all’energia nucleare per scopi pacifici. In cambio, già nelle prossime settimane saranno sbloccati gli introiti della vendita del petrolio iraniano per un valore pari a 4,8 miliardi di dollari, congelati nelle banche europee.
I moderati difendono la scelta di ampie concessioni in cambio dell’alleggerimento delle sanzioni internazionali e rimandano al mittente le accuse di aver esagerato nell’accettare le richieste della comunità internazionale per chiudere il contenzioso sul programma nucleare. In particolare, il Congresso degli Stati uniti aveva aggiunto nuove imprese, lo scorso dicembre, alla lista nera delle compagnie colpite dalle misure. Il primo a osteggiare l’inasprimento delle sanzioni, voluta anche da alcuni senatori democratici, proprio in questa fase delicata di negoziato, è proprio il presidente Barack Obama. Tuttavia, i senatori Robert Mendez, Mark Kirk e Jeff Merkley insistono su nuove misure se Tehran non rispetterà i patti.

«Chi negli Stati uniti chiede nuove sanzioni, deve rendersi conto di cosa questo ha prodotto: 19 mila centrifughe e un grande risentimento nella popolazione iraniana», ha ammesso il ministro degli Esteri di Tehran Javad Zarif. «Sono in corso ispezioni quotidiane, non servono controlli a sorpresa, i nostri siti sono i più visitati al mondo dall’Agenzia per l’energia atomica (Aiea)», ha aggiunto il ministro Zarif.

Secondo la stampa locale, l’Aiea avrebbe chiesto agli stati membri fondi volontari extra per un totale di 6 milioni di euro al fine di controllare e monitorare l’attuazione dell’accordo di Ginevra in Iran. La decisione di incrementare le attività dell’Aiea in Iran saranno prese nel corso di una conferenza il prossimo 24 gennaio. Per garantire l’attuazione dell’accordo secondo i patti, sono arrivati ieri a Tehran, gli ispettori delle Nazioni unite. Gli inviati supervisioneranno le operazioni di sospensione dell’uranio nei siti di Natanz e Fordo.
A felicitarsi con Tehran invece è stato il presidente russo Vladimir Putin, che attraverso il lavoro del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, ha favorito il raggiungimento dell’intesa di Ginevra. «(L’intesa, ndr) è stata resa possibile grazie alla volontà della leadership politica iraniana», aveva assicurato Putin. La decisione

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