Lavoro

Ghiselli: «Vogliamo subito flessibilità in uscita e pensione di garanzia per i precari»

Ghiselli: «Vogliamo subito flessibilità in uscita e pensione di garanzia per i precari»Donne al lavoro in un maglificio – Foto LaPresse

Intervista al segretario confederale Cgil Oggi tavolo a palazzo Chigi fra Draghi e sindacati. «Pochissimi i 600 milioni messi in legge di bilancio. Non accetteremo una trattativa a due tempi. La Fornero era intoccabile. Se la cambierà Draghi vorrà dire che avevamo ragione: le nostre proposte erano sostenibili economicamente».

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 16 novembre 2021

Roberto Ghiselli, segretario confederale Cgil, la convocazione di Draghi sulle pensioni è un bel colpo ma voi la chiedevate dalla primavera scorsa. Questi mesi sono stati sprecati?
Sì perché se si vuole fare una riforma previdenziale serve tempo per darle coerenza. Se invece si vuole fare qualche ritocco basta anche un incontro. Ma noi siamo per la prima strada.

Voi come Cgil siete gli unici a chiedere un intervento subito, mentre Cisl e Uil sono per una trattativa sul 2022.
Finora abbiamo avuto una posizione e piattaforma comune e anche a Draghi credo che proporremo uno schema unico, quello di intervenire subito in legge di Bilancio per le questioni più urgenti e contestualmente – non in due tempi – per lavorare a un progetto organica di riforma della previdenza che superi la Fornero.

Entriamo nel merito, le urgenze riguardano la legge di bilancio. Ma il governo ha destinato solo 611 milioni all’intero comparto previdenza: un po’ pochini.
Sì, fra l’altro tra i 600 milioni contengono misure come quelle sull’Inpgi di voi giornalisti e l’intervento sulle uscite dei lavoratori nelle piccole medie imprese che ha poco di previdenziale. Per Quota 102, l’allargamento delle Ape sociale e Opzione donna sono circa la metà: veramente pochissime. La prima questione da verificare è se il governo vuole aumentarle. Diversamente c’è poco da discutere.

Cosa non vi va bene di quello che c’è in legge di bilancio?
Su Quota 102 si stima una platea di 18 mila persone – per noi sono 8 mila – pochissime rispetto alle oltre 100 mila l’anno del flop Quota 100. Lo strumento comunque non ci convice: per noi la flessibilità in uscita darebbe una risposta anche alle persone che non potranno più utilizzare Quota 100. L’intervento di proroga dell’Ape sociale per solo un anno recupera solo alcune delle nostre richieste. Se l’incremento delle mansioni gravose da 57 a 221 è positivo e figlio del lavoro della commissione Damiano, il governo stima che la potranno usare solo 1.700 persone, pochissime rispetto agli anni precedenti. All’Ape sociale poi si accede tramite graduatoria a esaurimento: c’è il rischio che molti siano esclusi. La cosa più grave è l’esclusione dei lavoratori precoci (chi ha un anno di contributi prima dei 19 anni di età, ndr) mentre negli ultimi 4 anni di Ape sociale questo canale – i precoci – rappresentava l’84% dei lavoratori tutelati. In più chiediamo di tenere dentro anche i lavoratori disoccupati di lunga durata – almeno 2 anni – e i residui esodati.

In verità la pensione contributiva di garanzia per i precari la potrebbero mettere subito perché non costa niente.
Non costerebbe neanche nel medio periodo perché i pensionamenti cominceranno dal 2035. Ma noi vogliamo introdurla subito perché pensiamo a un sistema fortemente correlato con la carriera lavorativa delle persone: un ragazzo che fa part time o un 40enne precario stagionale deve sapere ora che avrà la pensione contributiva di garanzia perché sarà incentivato a impegnarsi e chiedere i contributi perché così avrà una pensione ancora più alta.

La vostra richiesta principale è la flessibilità in uscita dai 62 anni. Che cosa vi aspettate da Draghi?
Draghi ha affermato che l’unico vincolo che vede è la permanenza nel sistema contributivo. Vedremo se darà una apertura formale oppure no. Di sicuro la novità c’è perché prima parlava solo di tornare alla Fornero.

Si parla molto della «proposta Tridico» che il presidente dell’Inps lanciò sul Manifesto il primo maggio: flessibilità in uscita con assegno solo contributivo.
Non ci piace la proposta Tridico perché solo con la parte contributiva si uscirebbe con assegni bassissimi che durerebbero fino ai 67 anni. Non ci convincono anche le proposte che impongono 35 anni di contributi perché penalizzerebbe le donne così come le proposte che prevedono tagli o ricalcoli.

Il tema risorse è comunque importante.
È importante ma ormai chi va in pensione ora ha un assegno calcolato per quasi i due terzi con il sistema contributivo. Dunque l’effetto sui costi è limitato rispetto agli anni scorsi e simile a un semplice anticipo di spesa. In più ci sono i forti risparmi di Quota 100 che anche questa legge di Bilancio prevede e che devono rimanere in campo previdenziale e non usati per altro, come invece è successo per i risparmi della Fornero. Infine va sottolineato che non è vero che l’Italia ha i conti fuori asse perché se depuriamo tassazione e assistenza dalla spesa pensionistica siamo sulla media europea.

La grande novità della convocazione di Draghi riguarda l’intoccabilità della Fornero imposta dall’Europa che anche Salvini ha solo demagogicamente promesso di cancellare, lasciandola inalterata. C’è la possibilità che questa volta sia cambiata e, paradossalmente, che lo faccia Draghi può essere un vantaggio.
Vedremo se sarà così. Non c’è dubbio che se il governo affrontasse il tema in maniera seria confermerebbe che le nostre proposte sono socialmente e economicamente sostenibili. Draghi ha l’autorevolezza per farlo, conciliando l’aspetto sociale con quello economico. Detto questo, il governo deve sapere che finché non avremo risposte serie la nostra mobilitazione andrà avanti e, nel caso, sarà anche intensificata.

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