Catena di montaggio ferma, fabbrica evacuata e produzione di e-car interrotta almeno per il resto della settimana. L’incendio di un traliccio che porta la corrente alla Gigafactory di Berlino infiamma ancor più il “caso Tesla” già sufficientemente esplosivo, come dimostrano la protesta degli ambientalisti in ciò che resta della foresta di Grünheide che l’impresa vorrebbe finire di disboscare e la lotta del sindacato dei metalmeccanici per imporre a Elon Musk il rispetto degli standard di lavoro tedeschi.

«Se i primi esiti dell’indagine della polizia vengono confermati siamo di fronte a un attentato alla rete elettrica» conferma con riserva Michael Stübgen, ministro dell’Interno del Brandeburgo (Cdu), il Land che ospita lo stabilimento inaugurato nel 2022. Mentre il patron di Tesla scrive la sentenza sul suo social X: «Sono stati gli eco-terroristi più stupidi del mondo oppure i burattini di chi non ha validi obiettivi ambientali».

Spunta infine una rivendicazione, fa sapere la polizia diffondendo il breve comunicato rinvenuto sotto al traliccio firmato Vulkangruppe: «Oggi abbiamo sabotato Tesla» per le «condizioni estreme di sfruttamento». A sentire il controspionaggio “Gruppo Vulcano” corrisponderebbe a «una sigla utilizzata da alcuni estremisti di sinistra dal 2021 attiva anche sul web».

In ogni caso non si tratta degli ambientalisti impegnati nel presidio-in perenne alle porte della Gigafactory per salvare gli alberi della vicina foresta di Grünheide dall’ennesima espansione richiesta dal costruttore di e-car.

«Condanniamo con forza l’attacco. Non condividiamo questi metodi. Abbiamo sempre e soltanto protestato in maniera pacifica e creativa. Molti dei nostri attivisti sono rimasti senza elettricità in casa» sottolinea Manu Hoyer, 63 anni, portavoce dell’“Iniziativa popolare Grünheide” che lotta contro la cementificazione imposta da Tesla sostenendo chi occupa il pezzo di foresta ancora in piedi.

Il suo riferimento corre al vasto danno collaterale provocato dall’interruzione di corrente. Il gestore della locale rete elettrica precisa che il black-out cominciato un’ora prima dell’apertura dei cancelli della Gigafactory ha raggiunto i rioni periferici della capitale distante ben 35 chilometri.

Colpiti dall’attacco a Tesla per quattro ore i quartieri berlinesi di Rahnsdorf, Wilhelmshagen, Müggelheim oltre all’hinterland delle città-satellite brandeburghesi di Erkner, Gosen-Neu-Zittau, Woltersdorf, Fangschleuse e Freienbrink dove si trova l’importante centro logistico della catena di supermercati Edeka.