A Genova la terra non aveva ancora smesso di tremare dopo la notizia della maxi inchiesta per corruzione che ha portato all’arresto, tra gli altri, del presidente della Regione Toti, che un altro sisma ha colpito il centrodestra al potere. Attesa da tre mesi, è arrivata ieri la decisione del Tar Liguria su una partita molto cara soprattutto al sindaco di Genova Marco Bucci: il dislocamento dei depositi chimici delle aziende Superba e Carmagnani dal quartiere di Multedo al porto di Sampierdarena. La sentenza ha dato ragione ai ricorsi presentati contro l’iter autorizzativo su un progetto che Bucci aveva inserito nel 2015 negli obiettivi del suo primo mandato. «Una città moderna come Genova non può avere depositi di sostanze chimiche a due passi dalle case», la sua promessa alla periferia del ponente. Ma la soluzione, dopo anni di ipotesi alternative impercorribili, era spostarli vicino ad altre case: Ponte Somalia, la banchina portuale scelta, dista solo 400 metri dai palazzi di Sampierdarena.

La notizia è uscita, prima che sui canali ufficiali, su «Vasta» – la chat whatsapp creata dall’ex ministro Claudio Burlando – poi confermata da Michele Colnaghi, il presidente grillino del municipio Centro Ovest che insieme al comitato Officine Sampierdarenesi ha promosso uno dei sei ricorsi, tre soli dichiarati ammissibili.

Il tribunale amministrativo era chiamato a decidere sulla delibera con cui l’Autorità portuale di Genova a dicembre 2021 aveva approvato la procedura di «Adeguamento tecnico funzionale» che secondo l’Authority era sufficiente per l’approvazione del progetto. I cittadini e gli operatori interessati alle banchine invece avevano sostenuto che, vista la pericolosità del materiale da movimentare (potenzialmente infiammabile) la procedura necessaria era una variante al Piano regolatore portuale. Il Tar ha dato loro ragione.

Non solo: nella sentenza (relativa al primo ricorso, quello del gruppo Silomar) il tribunale ha bocciato i decreti con cui il commissario straordinario per la ricostruzione dopo il crollo del ponte Morandi, Marco Bucci, destinava 30 milioni del decreto Genova alla rilocalizzazione: «I dislocamenti non corrispondono agli obiettivi cui era tenuto a conformarsi il commissario nella definizione dei contenuti del programma di investimenti», si legge. «C’è grande soddisfazione – commenta il presidente del municipio Centro Ovest Colnaghi -, è una battaglia partita dal basso con centinaia di firme raccolte tra i cittadini». Barbara Barroero, portavoce dei comitati: «È stata una lunga battaglia fatta di passi avanti e stop forzati ma abbiamo vinto». Non è escluso da parte dell’Autorità portuale il ricorso al Consiglio di stato ma al momento quello incassato è l’ennesimo stop a un piano criticato, recentemente, anche dal ministero della Cultura, per le possibili interferenze con il complesso storico della Lanterna, e dagli stessi uffici tecnici della Regione, che hanno osservato lacune nella documentazione nell’ambito della Via presso il ministero dell’Ambiente.