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Genitorialità, il parlamento europeo apre alla maternità surrogata

Genitorialità, il parlamento europeo apre alla maternità surrogata

Sì di Bruxelles al nuovo regolamento «Se si è genitore in un Paese Ue, lo si è in tutta l’Unione». Fi si spacca, Lega FdI votano contro

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 15 dicembre 2023

I bambini hanno diritto a veder riconosciute le loro famiglie in tutta Europa. Che si tratti di figli di nuclei omogenitoriali, che i figli siano stati concepiti attraverso forme di procreazione interna o esterna alla coppia, i Paesi Ue saranno obbligati a riconoscere le forme di genitorialità ammesse altrove. Ogni Stato continuerà a decidere a livello nazionale su quali pratiche per la procreazione ammettere o vietare, anche perché il diritto di famiglia non rientra nelle competenze legislative Ue. Tuttavia, non potrà succedere che le forme di genitorialità legalmente riconosciute in Spagna o in Olanda, siano poi negate in Italia.

L’obiettivo di armonizzare il diritto di famiglia nei 27 Paesi Ue per dare ai figli minori di ogni coppia le stesse tutele legali ha origine da una proposta avanzata dalla Commissione europea esattamente un anno fa. Ieri il Parlamento europeo riunito in seduta plenaria a Strasburgo ha dato parere positivo alla proposta di legge con 366 voti a favore, 145 contrari e 23 astensioni (spaccata Forza Italia, tutta a favore tranne quattro eurodeputati che hanno votato con Lega e FdI). Un emendamento di reiezione, firmato da 4 eurodeputati di destra tra cui la leghista Alessandra Basso, è stato bocciato dall’Aula (395 contrari, 128 favorevoli e 9 astenuti) ma ha ottenuto il sostegno compatto degli eurodeputati italiani della Lega e di Fratelli d’Italia, che appartengono rispettivamente ai gruppi Identità e Democrazia (Id) e Conservatori e Riformisti (Ecr).

Per poter diventare legge ed essere vincolante anche senza l’approvazione dei parlamenti nazionali, il regolamento dovrà ricevere il via libera dai governi dei 27 Paesi membri attraverso il Consiglio Ue. Non sarà facile, né è detto che la proposta rimanga invariata, dato che dovrà essere all’unanimità. Non è difficile ipotizzare chi potrà opporsi frontalmente all’adozione di questa legge. Basterebbe ricordare come la scorsa estate, per iniziativa del governo Meloni, la pratica della maternità surrogata è stata proclamata «reato universale». E sull’asse dei valori il premier ungherese Viktor Orban.

Con il sì al provvedimento, l’Eurocamera ha approvato anche la creazione di «certificato europeo di filiazione e genitorialità», una sorta di passaporto multilingue e in formato elettronico che dovrebbe facilitare le pratiche burocratiche, soprattutto per quelle famiglie in cui un genitore si sposti per lavoro, o altri motivi, tra vari Paesi. Il rischio della discriminazione riguarda innanzitutto le famiglie Lgbt. Secondo le stime della Commissione, i minori lasciati nel vuoto normativi da situazioni come queste sono circa due milioni in Europa. «E’ una situazione inaccettabile, ma con questo voto ci avviciniamo all’obiettivo di garantire che se si è genitori in uno Stato Ue, lo si è in tutti», ha dichiarato la socialista portoghese Maria Manuel Leitão Marques, relatrice del provvedimento. «Ora i governi dovranno accettare la filiazione stabilita da un altro Paese dell’Unione, indipendentemente dal modo in cui il bambino è stato concepito, nato o dal tipo di famiglia che ha. Lega e Fdi hanno votato contro, ma vince l’Europa dalla parte delle famiglie e dei diritti!», ha aggiunto Brando Benifei, capodelegazione Pd al Parlamento europeo.
Su questo fronte, l’Eurocamera aveva già recentemente bacchettato l’Italia.

Lo scorso marzo, in occasione del pronunciamento del governo Meloni che impartiva al comune di Milano istruzioni per non registrare più i figli di coppie genitoriali, Strasburgo aveva approvato una risoluzione di condanna contro il governo italiano. La sua azione, si legge nel testo, rischia di costituire «una violazione diretta dei diritti dei minori» oltre ad iscriversi in un più ampio attacco contro la comunità Lgbt.

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