Scuola

Generi plurali: un convegno dei Cobas scuola per educare alla sessualità e all’affettività

Generi plurali: un convegno dei Cobas scuola per educare alla sessualità e all’affettività

Educazione È uno dei primi tentativi concreti di proporre al personale scolastico uno spazio di elaborazione comune nel contrasto al fenomeno della violenza maschile sulle donne e di genere quello del […]

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 23 febbraio 2024

È uno dei primi tentativi concreti di proporre al personale scolastico uno spazio di elaborazione comune nel contrasto al fenomeno della violenza maschile sulle donne e di genere quello del convegno nazionale Generi plurali: educare alla sessualità e all’affettività a scuola che si è tenuto ieri a Bologna presso l’istituto Belluzzi- Fioravanti. Come ha riferito il gruppo organizzatore del CESP, il Centro studi accreditato per la formazione presso il Ministero dell’istruzione e nato all’interno di Cobas scuola, l’incontro nasce dalla necessità di affrontare l’educazione all’affettività e alla sessualità in maniera plurale, senza appiattire la complessità che caratterizza naturalmente l’ambiente scolastico, a partire dalle istanze delle realtà che da tempo si occupano di questi temi.

Quelle che l’attuale ministro dell’Istruzione Valditara non ha chiamato in causa al momento di redigere il progetto Educazione alle relazioni, di cui mettono in risalto i punti critici. Per esempio l’affidamento della formazione agli insegnanti a personale non qualificato sulla specificità del problema, come i Centri Anti Violenza, che lavorano sul campo quotidianamente, consapevoli di come esso vada inserito in un contesto culturale ampio di cui bisogna scardinare gli stereotipi. Su questi ha lavorato anche la rete Educare alle differenze, redigendo un manuale pratico dal titolo “che fare” scaricabile dal sito. “La violenza assume diverse forme, a volte la chiamiamo bullismo, cyberbullismo, stalking, revenge porn, diffusione di video e foto senza consenso. Le iniziative che la scuola assume per contrastarla non tengono mai conto della prospettiva di genere. Il bullismo esercitato su un ragazzo che indossa una felpa rosa, su una ragazza che ti ha lasciato, su una persona transessuale ha connotazioni diverse delle quali bisogna tener conto per essere efficaci nell’intervenire, seppure tutte abbiano la stessa radice nel sistema patriarcale. Perché le violenza non è fine a se stessa, ma impone una norma sociale che punisce chiunque se ne ponga al di fuori”.

Lo ha spiegato Teresa Rossano, insegnante del Cesp di Bologna e fra le organizzatrici del convegno, mettendo in luce l’inefficacia di parlare di relazioni con gli adolescenti senza considerare la sessualità o la scoperta di se attraverso il corpo, che nelle linee guida del progetto governativo sono omesse già a partire dal nome. È da questo punto che si è espresso anche il Movimento Identità Trans attraverso la voce di Mazen Masoud, che ha ricordato la necessità del diritto di riconoscere l’identità delle persone trans e non binarie all’interno dell’istituzione scolastica, in parte assolta dall‘introduzione delle carriere Alias, pur con dei limiti, e del sostegno del corpo insegnante laddove spesso manca quello famigliare. “L’inclusione non è qualcosa che si aspetta, ma qualcosa che viene raggiunta con la lotta”, ha ricordato Masoud. 

A contestare gli aspetti del piano Valditara è anche il movimento transfemminista Non Una Di Meno, presente al tavolo del convegno, che nel suo intervento ha denunciato la pericolosità di linee guida che puntano a impaurire sulle conseguenze di atti impropri e non a portare consapevolezza di un senso di giustizia più profondo e sul consenso. “Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin molte persone si sono appellate alla scuola come luogo per una sana educazione sessuo-affettiva, ma da allora poco è cambiato” hanno evidenziato le attiviste, elencando i punti che saranno parte delle rivendicazioni dello sciopero indetto per l’8 marzo: un’educazione che riconosca i desideri senza stigma o tabù, non soggetta alla privatizzazione che crea divario tra le classi, che dia spazio anche alle persone trans e alle libere soggettività con carriere alias di difficile attivazione e che superi la precarizzazione del personale. “I nostri silenzi non ci hanno mai salvato” hanno concluso le attiviste citando la poetessa afroamericana Audre Lorde, alludendo all’attacco che il tavolo ha ricevuto da parte delle associazioni provita negli scorsi giorni: “non staremo zitte proprio ora”. 

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