Mercoledì sera a Porta a Porta il segretario del Pd Enrico Letta come misure per affrontare immediatamente l’emergenza gas ha citato il «raddoppio del credito d’imposta per le imprese» e «una rateizzazione delle forme di pagamento» delle bollette «per tutti, anche per la famiglie».

Completamente dimenticata invece «la proposta in 5 punti» che lo stesso Letta propagandava solo fino a pochi giorni fa e che prevedeva «un tetto a 100 euro al prezzo del gas in Italia». La spiegazione di una così macroscopica marcia indietro è fra le righe delle dichiarazioni fatte in seguito: «Il 9 c’è questa riunione, il governo italiano sta concertando le misure con gli altri paesi europei».

Dunque, il Pd in piena campagna elettorale si dimostra così «draghiano» da cancellare una sua proposta pur di non mettere in difficoltà il presidente del consiglio uscente.

Una linea realmente suicida che prosegue anche quando Letta non critica l’errore marchiano – ormai riconosciuto da tutti – commesso dallo stesso governo Draghi nel scrivere la norma sulla tassazione degli extragettiti che ha portato a valanghe di ricorsi da parte delle imprese: «Ci sono delle tecnicalità da aggiustare, ci stanno mettendo le mani», si è limitato a dire Letta.

Che è l’unico leader di partito, assieme all’odiato Calenda, a essere contrario allo scostamento di bilancio: «Lo scostamento di bilancio» è una misura «totalmente emergenziale, ed è evidente che può avvenire solo a livello europeo». Insomma, il Pd con Draghi è tornato il «partito Tafazzi».