Il ministero della Transizione ecologica ha resto noto ieri il «Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale» e così quest’inverno ci toccherà cenare spesso a lume di candela: tra le misure che dovrebbero contribuire a ridurre la nostra dipendenza dal combustibile fossile importato dalla Russia c’è infatti anche «la riduzione delle ore di accensione delle lampadine». È nell’elenco delle «misure comportamentali (a costo zero)» da cui dipende – secondo le stime dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, il cui acronimo Enea rimanda però al vecchio nome di Energia nucleare energie alternative – un terzo del risparmio che l’Italia deve garantire in base al Regolamento (UE) 2022/1369 del 5 agosto 2022.

CI HA MESSO UN MESE, insomma, il Mite per produrre un topolino, elencando le misure «volontarie di riduzione della domanda che gli Stati membri sono chiamati ad adottare fra il 1° agosto 2022 e il 31 marzo 2023, devono tendere a ridurre i consumi nazionali di gas di almeno il 15% rispetto alla media dello stesso periodo di 8 mesi nei cinque anni precedenti». Per l’Italia si tratta di 8,2 miliardi di Smc (standard metri cubi), sigla che indica l’unità di misura del volume del gas in condizioni di temperatura e di pressione “standard”.

UN ELEMENTO RENDE problematico il documento diffuso dal ministro Roberto Cingolani, al netto dell’elenco di misure legate agli stili di vita dei cittadini, tra le quali oltre alle lampadine vale la pena citare l’utilizzo di lavastoviglie e lavatrice a pieno carico, il distacco della spina di alimentazione della lavatrice quando non in funzione, lo spegnimento o l’inserimento della funzione a basso consumo del frigorifero quando in vacanza, lo spegnimento dello stand by Tv, decoder e Dvd, insieme all’abbassamento del fuoco dopo l’ebollizione dell’acqua per cuocere la pasta che ha vinto per distacco sui social network.

Questo elemento assai critico è la «massimizzazione della produzione di energia elettrica con combustibili diversi dal gas», il che significa attraversare l’inverno sfruttando al massimo le residue centrali termo-elettriche a carbone, che è un altro combustibile fossile, ancor più problematico del gas sul fronte delle emissioni di gas climalteranti in atmosfera.

«Con atto di indirizzo del MiTE del 1° settembre 2022 è stato chiesto a Terna di dare avvio al ‘Piano di massimizzazione della produzione di energia elettrica da combustibili diversi dal gas naturale» evidenzia il documento. Nella parte introduttiva del «Piano Cingolani» c’è qualche blando riferimento allo «sviluppo delle fonti rinnovabili», che nei piani del governo «rimane infatti un fattore strategico», in quanto consentirebbe di ridurre in modo strutturale la domanda di gas (nella misura di circa 2 miliardi di Smc ogni 10 TW circa installati) oltre che le emissioni di CO2, ma nessun riferimento allo snellimento delle procedure burocratiche e autorizzative che frenano la realizzazione di migliaia di progetti.

LA CHIAVE DI LETTURA del «Piano», del resto, è un’altra: l’importanza è sostituire il gas russo con altro gas, e in barba a ogni riflessione sulla necessità di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili il Mite rivendica la spinta ad intensificare la produzione di idrocarburi in Italia e le iniziative commerciali «messe in campo consente di sostituire entro il 2025 circa 30 miliardi di Smc di gas russo con circa 25 miliardi di Smc di gas di diversa provenienza». Ma è proprio il riscaldamento globale, uno degli effetti dei cambiamenti climatici, a venire incontro al governo, suggerendo nei fatti la misura più effiace, cioè le «Misure di contenimento relative al riscaldamento invernale» che tra edifici residenziali, uffici e commercio potrebbe ridurre il fabbisogno di 3,2 miliardi di metri cubi di gas.

IN PARTICOLARE, si va a ridurre di un grado la temperatura degli impianti di riscaldamento mentre per quanto riguarda il periodo di accensione la riduzione è di 15 giorni («posticipando di 8 giorni la data di inizio e anticipando di 7 giorni la data di fine esercizio») e per quanto attiene la durata giornaliera di accensione di un’ora. L’efficacia di questa misura, tuttavia, non è assicurata, «non essendo possibile avere un sistema di controllo puntuale del comportamento da parte dell’utenza diffusa», come sottolinea il ministero. Oltre al carbone, insomma, il risparmio di gas resta affidato alla buona volontà dei cittadini.