Si è riacceso lo scontro diplomatico tra Spagna e Israele, esploso una settimana fa dopo alcune dichiarazioni rese da Pedro Sánchez al valico di Rafah, tra Gaza ed Egitto. Ieri Tel Aviv si è di nuovo scagliata contro il premier colpevole di aver manifestato, in un’intervista alla tv spagnola, i suoi «seri dubbi sul fatto che Israele stia rispettando il diritto internazionale umanitario», considerando l’altissimo numero di civili uccisi a Gaza e in particolare «il numero crescente di bambini e bambine». Questo dopo aver ricordato che il suo esecutivo ha condannato in modo inequivocabile il massacro di Hamas e chiesto la liberazione immediata degli ostaggi. «Ai paesi amici però – ha aggiunto – occorre dire la verità».

NETANYAHU ha subito dato indicazioni al ministro degli Esteri, Eli Cohen, di convocare l’ambasciatrice spagnola in Israele Ana María Sálomon Pérez affinché sia «rimproverata dopo la vergognosa dichiarazione» del premier «che ripete accuse infondate». Contemporaneamente, l’ambasciatrice israeliana in Spagna è stata richiamata in patria per consultazioni.
È la seconda volta che accade in pochi giorni. Appena ottenuta la fiducia, il 23 novembre Sánchez aveva viaggiato in Israele, anche in veste di Presidente di turno dell’Ue, insieme al premier belga. In quell’occasione aveva dichiarato che «la strage di civili a Gaza è inaccettabile», affermando la possibilità che Madrid riconosca lo stato di Palestina anche in mancanza di un consenso unanime dell’Ue. La reazione stizzita del governo Netanyahu era stata immediata, e i capi dei governi di Spagna e Belgio erano stati accusati di «sostegno al terrorismo». Da metà ottobre, inoltre, l’ambasciatrice di Israele nel paese, Rodica Radian-Gorgo, aveva ripetutamente accusato (pur senza nominarla ) l’allora Ministra dei diritti sociali Ione Belarra di «dichiarazioni immorali» e di schierare il suo governo con Hamas. La segretaria di Podemos, poi esclusa dal nuovo esecutivo, ha più volte denunciato i crimini di guerra israeliani nella Striscia invitando l’esecutivo a portare

Netanyahu davanti alla Corte penale internazionale, e chiesto a Sánchez di passare dalle parole ai fatti sul riconoscimento della Palestina.
Il ministro degli Esteri di Madrid, José Manuel Albares, aveva redarguito la rappresentante diplomatica israeliana ma ha poi cercato di chiudere la crisi, definita un «incidente superato». Proprio ieri ha incontrato Cohen rassicurandolo sulla volontà spagnola di mantenere buoni rapporti con Israele. Ma non è bastato. La coalizione di sinistra Sumar chiede che Sánchez richiami l’ambasciatrice spagnola: «Non possiamo permettere che Netanyahu minacci il governo progressista mentre massacra i civili». La coordinatrice di Sumar e vicepremier Yolanda Díaz ha denunciato il «regime di apartheid» al quale Israele sottomette i palestinesi, affermando che «la violenza contro i civili va denunciata da qualsiasi parte provenga».

NEL FRATTEMPO il Consiglio comunale di Barcellona ha approvato una mozione che sospende le relazioni istituzionali con Israele finché a Gaza non sarà dichiarato un cessate il fuoco e Israele non «rispetterà i diritti fondamentali dei palestinesi». A favore del testo, presentato da Barcelona en Comú di Ada Colau , gli indipendentisti di sinistra di Esquerra Republicana e i socialisti, mentre Vox, i Popolari e Junts per Catalunya hanno votato contro.