La Francia ha vinto la sua seconda Coppa del Mondo, alla chiusura di un ventennio in cui ha raggiunto cinque finali maggiori portando a casa tre trofei.
Deschamps diventa il terzo a vincere la coppa del Mondo sia da giocatore (da capitano nel 98) sia da allenatore, dopo Zagallo e Beckenbauer.
Favorita da un tabellone squilibrato, che le ha regalato una Croazia più debole e più stanca nella partita decisiva, ha vinto la squadra più forte.

Tutte le volte che la Francia ha dovuto fare almeno un goal più dell’avversario, ci è riuscita; addirittura quando gliene hanno fatti tre, come l’Argentina, ne ha fatti quattro; oggi altri quattro, come se le altre volte, l’1-0 con l’Australia e con il Perù, la semifinale con il Belgio, si fosse soltanto trattenuta.
Lo si sapeva dal principio, quello di stasera al Luzhniki di Mosca sarebbe stato uno scontro tra diversi ordini di grandezza, e tutto in favore della Francia; ma nei primi minuti della partita non si sarebbe detto. Non è soltanto l’inizio baldanzoso dei croati, che da sinistra attaccano con Strinic e soprattutto Perisic costringendo persino Mbappé a ripiegare fin dentro l’area; ma è soprattutto il tifo incessante dei migliaia di uomini e donne in maglietta a scacchi biancorossi assiepati dietro la porta del loro portiere, il serbo-croato Subasic. Questa sera al Luzhniki sono in netta maggioranza sui loro dirimpettai in blu.

La Croazia inizia la partita come se questa volta volesse evitare i tempi supplementari; o forse come ennesima manifestazione di orgoglio, per dire al mondo, da subito, che questa partita non ha favoriti e sfavoriti, e se ne ha, certo gli sfavoriti non sono loro.
Poi al 18’ il goal. Lo fa la Croazia ma nella porta sbagliata. Il giocatore più invocato nelle conferenze stampa della vigilia – da ambo le parti- per la sua capacità di incidere nelle partite più importanti, incide, spizzando alle spalle del suo portiere la traiettoria arcuata del calcio di punizione di Griezmann. 536 esseri umani sono andati nello spazio, 61 hanno segnato un goal nella finale della Coppa del Mondo maschile di calcio. E solo uno, Mario Mandzukic, un autogol.

La circostanza è così improbabile che inizia a diluviare, un’assoluta rarità per una finale della Coppa del Mondo. La Croazia si ricompone e al 28’, su azione da calcio d’angolo, pareggia: non ci sono tocchi francesi nell’apparente mischia in aerea risolta da un fendente in controbalzo di Perisic, l’uomo deputato a perpetuare la tradizione che vede un giocatore dell’Inter (e uno del Bayern) sempre presente in ciascuna finale dal 1982 in avanti. Ora tutto sembra possibile, con i croati rinfrancati che sfoggiano un’uscita spavalda dall’area con tanto di tunnel a Pogba.

Tante cose si sono dette di questo mondiale – che è stato il più bello di sempre, quello organizzato meglio, il più sorprendente; una cosa è certa, è stato il mondiale delle palle inattive: prima di stasera, più del 50% dei goal erano stati segnati così. Al 45’ di Francia Croazia la percentuale aumenta: dopo i primi due goal, anche il terzo arriva da fermo. è il rigore di Griezmann, assegnato dall’arbitro Pitana con l’ausilio della Var per fallo di mano di Perisic. Ma è come se le squadre in campo ci si mettessero d’impegno: ogni calcio d’angolo, specie quelli in area francese, si trasforma in occasione da goal.

Al 45’ è 2-1: l’ultima volta che si erano segnati tre goal in una finale della coppa del Mondo era il 1998 e aveva vinto la Francia. Il primo tempo si chiude sotto questo auspicio.

All’inizio del secondo tempo è di nuovo una Francia che si chiude per poi ripartire, il canovaccio già visto nella semifinale contro il Belgio che tanto aveva fatto arrabbiare Courtois.
Al 55’, prima che la partita prenda definitivamente la sua direzione più ovvia, tre persone in camicia e cravatta entrano in campo. L’atto sarà poi rivendicato dalle Pussy Riot. E’ “l’unica invasione mai riuscita in Russia”, sibila un collega.

AL 59’ Pogba, il più atteso, il più criticato dei giocatori francesi dell’ultima generazione, segna con un tiro centrale di sinistro che prende in controtempo Subasic. Ma è meravigliosa l’azione, con l’apertura al volo dello stesso Pogba per Mbappé, il generoso passaggio indietro per Griezmann, che appoggia per l’accorrente Pogba, che chiude. In questo scambio tutto il meglio dall’inesauribile fucina di talenti francese.

Il Mondiale dei portieri era stato lo scorso in Brasile, ma certo fino ad oggi anche questo si era difeso bene, con le grandi prestazioni di Schmeichel, Akinfeev, Courtois e soprattutto dei due estremi difensori di questa sera: Lloris e Subasic. In dieci minuti, la storia cambia segno. Al 65’ è il croato – in realtà serbo d’origine, ma rinnegato – a rimanere inerme di fronte a un docile rasoterra di Mbappé. Quattro minuti dopo LLoris, il capitano della Francia e forse il migliore portiere della competizione (il titolo andrà però a Courtois), fa una papera indimenticabile, qualcosa di mai visto in una finale mondiale, regalando il 4-2 a Mandzukic.

Ma la partita è ormai decisa. I croati orgogliosi e trascinati da un pubblico indomabile tentano qualche altra sortita, ma senza effetto. E’ il fischio finale; i francesi riscattano l’inattesa sconfitta dell’Europeo di due anni fa e due uomini riscattano due carriere finora circondate da dubbi: Deschamps e Pogba, i due leader di questa squadra fortissima. Sotto una pioggia battente e di fronte a un Macron estatico, Lloris alza la Coppa del Mondo appartenuta fino a poche ore fa alla Germania, e comunque sempre ben salda nelle mani delle grandi potenze europee (prima l’avevano vinta Spagna e Italia).
Il titolo per il miglior giovane del mondiale va a Mbappé, l’unico della delegazione francese non ancora in vita quando la Francia vinse la sua coppa del Mondo nel luglio 1998. Il golden boot per il miglior giocatore del mondiale va invece a Luka Modric, il bambino cresciuto in mezzo alle bombe; il calciatore che, nelle parole di Valdano, riesce a “riportare spazio e tempo” dentro un calcio contemporaneo divenuto troppo intenso e frenetico.

Chissà come lo ritroveremo, questo calcio, nell’autunno qatariota che ci aspetta nel 2022.