L’incontro annuale degli economisti e degli attivisti di Sbilanciamoci è un problema di ordine pubblico. O almeno così la pensa il Comune di Cernobbio che ha negato ogni autorizzazione alla due giorni di dibattito prevista per inizio settembre, in contemporanea con il blasonato Forum Ambrosetti. Il diniego, già di per sé abbastanza curioso è diventato un caso proprio in virtù delle motivazioni addotte dal giovane sindaco Matteo Monti, che evidentemente considera le 51 realtà che, ormai da anni, aderiscono alla campagna Sbilanciamoci alla stregua di associazioni sovversive, lanzichenecchi o quantomeno di raver pronti a invadere il lago di Como per disturbare la quiete pubblica e, soprattutto, gli industriali e i manager che parteciperanno al workshop di «aggiornamento permanente» della Academy Ambrosetti che ogni anno per tre giorni sequestrano le politiche economiche ufficiali del paese.

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LA VICENDA è anche approdata in Senato, con Peppe De Cristofaro (Avs) che ha chiesto spiegazioni al ministro degli interni Matteo Piantedosi. La risposta è stata il più classico degli scaricabarile: «Il divieto per l’utilizzo della sala, diversa da quella dell’anno scorso, è stato dato dal Comune per motivi legati alla necessità di garantire il corretto svolgimento dell’Ambrosetti. Il sindaco di Cernobbio ha dato disponibilità a trovare una sede alternativa, la prefettura di Como continuerà a seguire la vicenda e a supportare le iniziative del Comune per garantire lo svolgimento di tutte le manifestazioni pubbliche richieste».
Troppo poco e troppo tardi. A quanto si apprende, l’alternativa offerta a Sbilanciamoci era una sala da appena trenta posti, praticamente un modo gentile per far capire che l’incontro non era gradito. Infatti, senza colpo ferire, la cosiddetta «anti Cernobbio», che dal 2003 riflette sull’altro mondo possibile rispetto alle ricette neoliberiste, si svolgerà a Como, con tanti saluti al paesino poco distante.

IL SEGNALE, ad ogni buon conto, non è di quelli buoni e ha il cattivo odore della censura. «Fermatevi, così si apre un pericoloso clima di censura. Non capiamo quali siano i motivi di ordine pubblico che hanno portato il sindaco di Cernobbio a bloccare “L’altra Cernobbio” in concomitanza con il forum Ambrosetti. Ma tutto ha il sapore di un inaccettabile gesto repressivo», dice la presidente dell’Alleanza Verdi Sinistra Luana Zanella. Su Twitter il componente della segreteria del Pd Sandro Ruotolo le fa eco: «Questa destra di potere crede di poter comandare e non governare». Parole simili arrivano anche dalla deputata Maria Cecilia Guerra, secondo la quale il diniego dovuto all’eccessiva vicinanza tra il forum ufficiale e quello di Sbilanciamoci sarebbe «una scusa assurda e ipocrita per una manifestazione che non ha mai dato problemi di ordine pubblico, che si svolge in un luogo chiuso, che ha fra i relatori ex ministri e personalità di rilievo del mondo associativo».

RESTA DA CAPIRE come sia maturata in Comune la strana idea di vietare «L’Altra Cernobbio». A quanto detto persino da Piantedosi, infatti, alla riunione dell’ultimo comitato per l’ordine pubblico della prefettura di Como, nessuno ha tirato fuori i presunti pericoli legati alla compresenza delle due manifestazioni: non se n’è parlato proprio e il cerino è tutto nelle mani del sindaco Monti, che con ogni probabilità non è mai stato sfiorato dal pensiero di essersi infilato in un ginepraio con la sua mossa. Infatti le sue spiegazioni non sembrano nemmeno un’arrampicata sugli specchi, ma solo un’altra prova di scarsa comprensione della democrazia e del suo funzionamento. «Quest’anno l’oratorio è occupato da un campo estivo che si prolunga – ha detto -. Mi era stata chiesta la possibilità di utilizzare il centro civico, ma la struttura è a poca distanza dall’Ambrosetti. Per motivi di ordine pubblico non posso concedere quella sala. Tutte le manifestazioni e gli eventi in concomitanza con l’Ambrosetti in quella zona sono sospesi. C’è a disposizione un altro centro civico, nella frazione di Piazza. La sala ha meno posti ma sarebbe disponibile. C’è anche un altro oratorio, ma non spetta a me la decisione».

E così apprendiamo che il diritto a pensarla diversamente è una questione di oratori e di sale troppo vicine tra loro.