I I Nella mattinata di ieri sembrava tutto a posto. Si sosteneva che il 16 novembre in occasione dell’Apec, il forum di cooperazione per l’Asia e il Pacifico, che si svolgerà in Cile, Cina e Usa sarebbero stati pronti a firmare un accordo sull’ormai annosa questione dei dazi. Invece secondo fonti americane raccolta da Reuters nel pomeriggio di ieri, pare che questo accordo non ci sarà.

Inutile dire che un «accordo» vero e proprio probabilmente non ci sarà mai: quanto ci si aspetta è più un compromesso che pare però ancora distante. Tra sanzioni, contro misure, slittamente di ulteriori sanzioni, blocco a esportazioni e importazioni, la vicenda dei dazi tra le due principali economie del mondo sta diventando ormai una sorta di genere giornalistico a sé. Nel frattempo in Cina si gioca una partita importante: da lunedì i livelli apicali del partito comunista sono riuniti nel quarto plenum – storicamente rilevante e foriero di decisioni importanti.

Per Xi Jinping si tratta di un appuntamento delicato: la Cina non vive un momento favorevole; la crescita è al 6%, una cifra inimmaginabile dalle nostre parti, ma non positiva per la locomotiva cinese. Hong Kong è ancora in subbuglio e la via della seta sembra essere in stand by per le critiche ricevute dall’opinione pubblica internazionale. Si parlerà di riforme, alla cinese, ovvero si dovrà decidere se proseguire sulla strada di un vasto intervento statale in economia, o meno.