Arrestato subito dopo aver attraccato a un porto della Groenlandia, per aver intercettato una nave di cacciatori di balene nel 2010. È la sorte toccata a Paul Watson, 73enne canadese-americano diventato l’ultimo bersaglio di chi affida a forze dell’ordine e giudici la gestione delle lotte ambientaliste.

Secondo la Captain Paul Watson Foundation, la nave del fondatore è stata abbordata da una dozzina di poliziotti non appena giunta a Nuuk per fare rifornimento. Watson, insieme a un equipaggio di 25 volontari, era in viaggio verso il Pacifico settentrionale per intercettare la nuova baleniera-madre giapponese, appena varata con tutti gli onori.

PROPRIO il suo rapporto complicato con le navi del Giappone è alla base dell’arresto, richiesto attraverso un’allerta rossa dell’Interpol risalente al 2012 e relativo a due azioni condotte nell’oceano Antartico. L’accusa è di aver causato danni e lesioni in due incidenti avvenuti nel 2010 con la Nisshin Maru, la famigerata baleniera soprannominata dagli attivisti «mattatoio galleggiante» e dismessa nel 2020 dopo oltre 30 anni di servizio.

Paul Watson
Paul Watson

Nel 2013 l’Istituto giapponese di ricerca sui cetacei e l’azienda giapponese Kyodo Senpaku Kaisha avevano ottenuto un’ingiunzione della Corte distrettuale degli Stati uniti contro Watson e Sea Shepherd, che vietava a lui e al suo gruppo di avvicinarsi a meno di 500 metri dalle baleniere giapponesi in mare aperto. A causa dell’ingiunzione, Watson si è dimesso da presidente e direttore esecutivo della Sea Shepherd, avviando poi la sua fondazione.

Nonostante questo, l’arresto è una sorpresa: l’allerta rossa era stata ritirata. «Sembra che il Giappone abbia reso riservato l’avviso per facilitare il viaggio di Watson allo scopo di effettuare un arresto», si legge in un comunicato della sua fondazione. L’attivista dovrebbe restare in cella a Nuuk per alcune settimane, in attesa che il ministero della giustizia della Danimarca indaghi sul caso e si pronunci sull’eventuale estradizione in Giappone. In caso fosse spedito nel paese asiatico, Watson potrebbe rischiare una pena massima di 15 anni di carcere.

L’obiettivo di Watson era quello di fermare la Kangei Maru, la nuova super baleniera giapponese che ha preso il posto della Nisshin Maru e che era stata lanciata in mare lo scorso maggio. L’imbarcazione, che ha il ruolo principale di macellare e trasportate balene pescate da navi più piccole, pesa 9.300 tonnellate e ha un argano tanto potente da essere in grado di trasportare su una rampa carcasse che pesano fino a 70 tonnellate, oltre a 40 container congelatori, ciascuno con una capacità di 15 tonnellate di carne di balena.

«Un sogno che si realizza», l’ha descritto al momento del varo Jun Tezuka, direttore dell’ufficio per la promozione dell’industria baleniera di Shimonoseki, la «capitale» del commercio della carne del cetaceo.

«SIAMO orgogliosi di catturare le balene e siamo molto fieri di questa nave che ci permetterà di iniziare quest’anno la caccia alle balene in mare aperto», ha aggiunto Hideki Tokoro, presidente della proprietaria Kyodo Senpaku. Nonostante il suo consumo sia crollato di oltre 200 volte dagli anni Sessanta a oggi, Tokyo continua a sostenere che mangiare carne di balena faccia parte della cultura nazionale e sia una questione di sicurezza alimentare in un paese con scarse risorse.

La caccia commerciale alle balene è stata vietata da una moratoria della Commissione baleniera internazionale del 1986. Ma il Giappone ha usato una scappatoia per continuare a cacciare legalmente le balene per quella che sostiene essere ricerca scientifica. Nel 2018 ha annunciato il ritiro dalla commissione e ha ripreso la caccia commerciale, nonostante le forti critiche internazionali. Fin qui, le operazioni si sono limitate alle acque territoriali giapponesi, ma diversi attivisti temono che presto la caccia possa spostarsi ben oltre.

La Kangei Maru ha infatti un’enorme potenza, con un raggio di crociera di 13mila chilometri e la capacità di navigare fino a sessanta giorni. Per questo, Watson aveva deciso di tornare a sfidare i suoi antichi rivali, convinto che il Giappone possa riprendere la caccia delle balene nel Pacifico settentrionale e meridionale entro il 2025.