Flat Tax, il nuovo che avanza fa un regalo fiscale ai ricchi
Ricette Legastellate Dopo 10 anni di crisi aumenteranno a dismisura le diseguaglianze
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L’analisi dell’andamento dei redditi degli ultimi cinque anni, utilizzando i dati del ministero delle finanze, apre una seria obiezione alla proposta della Flat Tax.
Tanto nelle situazioni in cui il reddito complessivo è cresciuto di poco, come nel caso delle città del sud, dove l’incremento è inferiore a quello dell’inflazione, calcolato al 3,9% dall’Istat, quanto nel caso di alcune città del nord, gli aumenti vengono assorbiti in larga parte dai redditi sopra i 55.000 euro. Andiamo da un minimo del 49% a Bari fino all’83% di Torino.
Con queste percentuali, la crescita dei redditi nella fascia più ricca si scopre che non è legata solo alle rendite che finiscono nel 730. Anche gran parte dell’aumento del reddito da lavoro finisce comunque ad appannaggio dei redditi più alti. A Milano, l’aumento del reddito da lavoro è pari al 52% dell’aumento complessivo. A Torino è il 49%. A Napoli il 37%. A Milano sono 1.137 miliardi sui 2.300 milioni complessivi. Il 78% finisce nelle tasche dei più abbienti. Dunque ricchezza complessiva e ricchezza da lavoro sono concentrate in percentuali ridottissime di cittadini.
In città come Torino , Milano, Roma, oltre il 90% dei dichiaranti si spartiscono briciole infinitesimali degli aumenti del reddito. A Milano il 92% dei dichiaranti partecipa all’aumento del 22% del reddito. A Torino il 94% beneficia del 16% dell’aumento del reddito.
La tendenza alla concentrazione, come dinamica potremmo dire intrinseca, allo stesso lavoro va analizzata con attenzione. Non si tratta solo di dichiarare che il lavoro oggi è sempre più povero. Bisogna capire perché la ricchezza prodotta attraverso il lavoro finisca in poche mani.
Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che i redditi medi di questa fascia sono superiori ai 100.000 euro e che la dinamica verso l’alto all’interno di questo settore è piuttosto elevata. Nelle città del nord, ad esclusione di Genova, i percettori di oltre 120.000 euro sono cresciuti del 12% nell’ultimo quinquennio. Poche migliaia di persone, ma questa mobilità verso l’alto c’è solo in questa fascia .
Il sud esce penalizzato dalla proposta della Flat Tax. Le dichiarazioni inferiori ai 26.000 euro nelle città di Napoli, Bari, Catania, Palermo, Cagliari, sono il 73%. Percentuali diverse per il nord. A Milano, Torino Bologna il 64% dei dichiaranti è inferiore a quella soglia per cui la Flat tax è di scarsa efficacia.
Al di là delle obiezioni sulla copertura di queste misure sembra chiaro che così facendo si lascia inalterato il meccanismo che dilata le disuguaglianze e si lascia svilire il senso anche sociale del lavoro. Questo rischio è oggi ampiamente sottovaluato. Un lavoro che sempre meno consente di costruire un futuro, che sempre meno dà certezze inevitabilmente produce una società altamente instabile. A dieci anni dall’inizio della crisi sappiamo che questa è una delle sue conseguenze e oggi la politica , anche con il «nuovo» si limita a certificarlo.
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