Firenze, licenziati i due carabinieri accusati di stupro
Giustizia Prima ancora dell'udienza per l'eventuale rinvio a giudizio del tribunale militare e di quello civile, l’Arma destituisce i due accusati. Decisione senza precedenti ma nel codice militare la violenza sessuale non è reato
Giustizia Prima ancora dell'udienza per l'eventuale rinvio a giudizio del tribunale militare e di quello civile, l’Arma destituisce i due accusati. Decisione senza precedenti ma nel codice militare la violenza sessuale non è reato
Licenziati, ancor prima di essere giudicati da qualsiasi tribunale. A pochi giorni dall’udienza preliminare del tribunale militare di Roma prevista per il 30 maggio, e mentre si attende che la procura ordinaria di Firenze depositi davanti al Gip la richiesta di rinvio a giudizio, dopo aver chiuso l’inchiesta il 14 marzo scorso, L’Arma – a conclusione di un’indagine disciplinare interna – ha deciso di destituire i due carabinieri accusati da due studentesse statunitensi di averle violentate, nella notte tra il 6 e il 7 settembre scorsi.
Una decisione con pochi precedenti, anche a memoria di chi, come Luca Marco Comellini con la sua associazione «Partito dei diritti dei militari», si occupa della tutela dei diritti dei militari e delle forze di polizia. Difficilmente infatti le sanzioni, prima del processo, vanno oltre la sospensione dal servizio, in via cautelativa.
E invece l’appuntato scelto Marco C., di 44 anni, e il 32enne carabiniere scelto Pietro C. – che quella notte accompagnarono a casa con l’auto di servizio le due studentesse ventenni ubriache con le quali ebbero un rapporto sessuale, «imposto e violento» secondo l’accusa, «consenziente» secondo la difesa – sono stati destituiti. Sulla base dell’articolo 1393 del codice dell’ordinamento militare (modificato nel 2015 dalla legge Madia) che autorizza questo tipo di provvedimenti disciplinari anche a giudizio non concluso. Il codice però prevede pure la possibilità di reintegro dei militari, a conclusione dell’iter processuale, nel caso di un’assoluzione piena e definitiva da quei crimini ritenuti «particolarmente gravi o infamanti», tanto da meritare il licenziamento.
Eppure, il tribunale militare dovrà decidere a fine mese se processare i due carabinieri per i reati di violata consegna continuata e pluriaggravata e peculato militare aggravato, ma non di violenza sessuale perché nel codice non è prevista. Sì, proprio così: come spiega Comellini, ex maresciallo dell’Aeronautica e autore di una rubrica su Radio radicale, tra i reati sanzionati nell’ambito dell’attività, per i circa 320 mila militari italiani di ogni ordine e grado, «non è contemplata la violenza sessuale, ma neppure i comportamenti sessisti». Benché i militari «siano gli unici cittadini italiani sottoposti ad un doppio giudizio penale», polemizza il segretario del Pdm che da anni si batte per l’abolizione del tribunale militare.
L’accusa di stupro, «repentino e inaspettato», delle due ragazze che avevano chiesto di essere accompagnate a casa perché ubriache (1.68 e 1.59 grammi di alcol per litro, il loro tasso alcolico registrato in pronto soccorso al mattino) sussiste invece nell’ipotesi di reato formulata dal pm Ornella Galeotti della procura di Firenze che, dopo l’incidente probatorio, ha concluso l’inchiesta e sta per depositare la richiesta di rinvio a giudizio per i due carabinieri che finora erano stati sospesi dal servizio e ricevevano metà stipendio.
Ora, contro la «perdita del grado e rimozione», i due militari stanno valutando un ricorso al Tar, secondo quanto annunciato dall’avvocato Giorgio Carta. «Nella decisione disciplinare – ha scritto il legale su Facebook – ha pesato per entrambi di aver avuto rapporti sessuali in servizio con le due americane. Ma nessuno ha stuprato nessuno e sarà dimostrato al processo». «Il comando generale – prosegue il difensore del carabiniere più giovane – sembra aver avuto una certa fretta ad irrogare la sanzione nei confronti dei due militari. In questo modo la presunzione d’innocenza non è rispettata».
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