Sono passate solo due settimane dalla consegna in mano turca, da parte della polizia svedese, del militante politico curdo Mahmut Tat. La consegna dei militanti politici di opposizione turchi e curdi era uno dei punti dell’accordo di Madrid con cui, nel maggio scorso, Finlandia e Svezia hanno accettato le condizioni di Erdogan per il suo sì alla loro adesione alla Nato.

QUESTA SETTIMANA sono concentrati su Helsinki gli esigenti occhi del governo turco per il rispetto di un altro punto fondamentale dell’accordo di maggio: la fine del divieto di vendita di armi ad Ankara da parte dell’industria bellica finlandese.

La Finlandia aveva deciso, come la Svezia, di interrompere qualsiasi vendita di armamenti alla Turchia dopo l’offensiva di Ankara nel Rojava nel 2019.

Proprio lunedì è ricominciata la discussione parlamentare ad Helsinki sull’adesione alla Nato (un tentativo per provare a velocizzare l’iter); contestualmente il ministro della difesa, il centrista Antti Kaikkonen, ha rilasciato un’intervista alla televisione di stato Svt in merito alla vendita di armi alla Turchia dopo essere volato ad Ankara proprio la scorsa settimana.

NELL’INTERVISTA Kaikkonen ha sottolineato che non esiste, già ora, un divieto categorico alle esportazioni di armi verso la Turchia legando la possibile ripresa delle vendite a decisioni che potranno essere prese in seno all’Alleanza atlantica.

Il ministro però si è spinto oltre dichiarando che «sono già in corso alcuni progetti di esportazione di armi che hanno ricevuto un via libera preliminare, ma la preparazione dei progetti è ancora in corso» e che «è possibile ottenere un permesso in linea di principio se le società dell’industria di armi presenteranno le loro domande di permesso finali».

Trincerandosidietro a possibili «segreti commerciali», tuttavia, il ministro non ha detto che tipo di domande di permesso di esportazione per armi o materiali per la difesa sono pendenti. «Poi, quando la decisione sarà presa, verrà rivelato anche di che tipo di materiale si tratta», ha concluso Kaikkonen.

L’INTERVISTA del ministro centrista ha provocato immediate reazioni da parte dei partiti dell’attuale maggioranza che governa la Finlandia. «Non c’è motivo di iniziare a rilasciare permessi, perché non c’è alcuna prospettiva che la linea della Turchia cambi in meglio; al contrario, la Turchia ha minacciato di accelerare gli attacchi nel nord della Siria», ha dichiarato Jussi Saramo, presidente del gruppo parlamentare di Vasemmistoliitto (Alleanza di Sinistra).

Molto più sfumata la posizione dei capigruppo di Verdi e socialdemocratici che hanno affermato la necessità di valutare «caso per caso» sul tipo di armamenti richiesti da Erdogan e che comunque «questo non cambierà l’approccio della Finlandia nella difesa dei diritti umani in Turchia».

Più esplicita Eeva Kalli, capogruppo del partito di centro che ha sottolineato come con l’accordo di Madrid «è caduto il nostro divieto di vendita di armi ad Ankara».