Mentre il governo prospetta «protocolli» e «linee guida» ai sindacati e alle imprese sul lavoro fatto a temperature proibitive, ieri nello stabilimento Fincantieri di Palermo si è visto a cosa, in realtà, i lavoratori vanno incontro.

La Fiom ha rifiutato l’accordo sull’emergenza-caldo perché «scarica sulle spalle dei lavoratori tutto il peso di una situazione oggettiva di cui non hanno responsabilità». Il segretario generale Fiom Cgil Palermo Francesco Foti, il segretario provinciale Fiom Marco Biondo e le Rsu Serafino Biondo e Giancarlo Macchiarella hanno così raccontato la vicenda: «Da settimane chiediamo all’azienda di attivare gli ammortizzatori sociali per evitare a tutti gli operai del cantiere e dell’indotto di lavorare in queste giornate di caldo con temperature insostenibile».

Agli operai è stato chiesto di lasciare lo stabilimento nei due giorni di caldo estremo, il 24 pomeriggio e l’altro ieri per l’intera giornata. Per loro è stato previsto l’utilizzo di giorni di recupero o di ferie entro il 31 dicembre.

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«Avevamo chiesto di attivare gli strumenti adatti, come la cassa integrazione, perché era chiaro da tempo che in queste condizioni i lavoratori non avrebbero potuto operare – hanno spiegato i sindacalisti – A metà luglio le Rls avevano anche inviato una nota formale alla direzione di stabilimento per chiedere di affrontare l’emergenza in arrivo, ampiamente prevista, segnalando i rischi per la salute dei lavoratori. Inoltre, da anni chiediamo a Fincantieri di prevedere investimenti per le aree dove si lavora, con condizionatori e impianti di aereazione, oltre al cambio dei turni di lavoro nelle giornate da bollino rosso».

Quando è arrivato il momento di decidere, e alle Rsu è stato chiesto di sottoscrivere l’accordo, la Fiom ha detto no: «Non condividiamo che siano i lavoratori a recuperare con ferie e permessi le giornate. Non è giusto che siano i lavoratori a pagare da soli tutto il peso del cambiamento climatico».