I procedimenti giudiziari contro chi è accusato di aver assaltato dodici mesi fa la sede nazionale della Cgil sono divisi in due tronconi. Al primo appartengono gli imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato, che consente di ottenere lo sconto di un terzo della pena rispetto al massimo previsto.

Lo scorso 11 luglio il Gup di Roma ha condannato a sei anni, per i reati di devastazione e resistenza a pubblico ufficiale aggravata, Fabio Corradetti, figlio della moglie del leader di Forza Nuova Giuliano Castellino, e Massimiliano Ursino, leader palermitano di Forza Nuova.

Secondo quanto ricostruito nel processo, Corradetti faceva parte di un gruppo composto da circa 50 persone «che aveva avuto un ruolo decisivo nel creare criticità per l’ordine e la sicurezza pubblica».

IL FILONE PRINCIPALE riguarda invece gli imputati che non hanno scelto l’abbreviato. Tra di loro ci sono lo storico leader di Forza Nuova Roberto Fiore, Giuliano Castellino che arringò la gente dal palco di piazza del Popolo, l’ex Nar Luigi Aronica. Sono accusati di devastazione aggravata in concorso e resistenza a pubblico ufficiale pluriaggravata.

Solo dalla scorsa primavera sono usciti dalla lunga detenzione in carcere, misura cautelare decisa dai magistrati in attesa del pronunciamento definitivo. Allo stesso Fiore, insieme a Giuseppe Provenzale, Luca Castellini, Davide Cirillo e Stefano Saija, è contestata anche l’istigazione a delinquere perché, osservano gli inquirenti, a poche ore dopo il blitz alla Cgil, sul sito di Forza Nuova pubblicarono comunicati annunciando un innalzamento del livello di scontro.

UN ALTRO troncone del processo coinvolge 5 persone: Nicola Franzoni, leader dei no vax e vicino ai movimenti di estrema destra, finito in carcere con l’accusa, tra le altre, di istigazione a disobbedire alle leggi e definito nell’ordinanza personalità «violenta e spregiudicata» e altri 4 militanti di Fn. Per questi ultimi 4 è stato disposto l’obbligo di dimora per i reati di devastazione e saccheggio aggravato, violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

Proprio di Castellino, uno dei personaggi più noti, nei giorni scorsi erano trapelate notizie circa una sua redenzione in seguito alla detenzione. Castellino, si è venuto a sapere nei giorni scorsi, avrebbe aderito all’associazione della galassia radicale Nessuno Tocchi Caino e di conseguenza avrebbe rinnegato l’ideologia di estrema destra che lo caratterizza da anni.

MA PROPRIO Castellino ieri era tra i partecipanti al convegno «Unire la resistenza», simbolicamente organizzata a un anno esatto dall’assalto al sindacato. C’erano, tra gli altri, anche il filosofo rossobruno Diego Fusaro, l’avvocato Carlo Taormina,

L’iniziativa, ha sostenuto l’ex leader romano di Forza Nuova, serve a dire «che siamo ancora qua. Io sono orgoglioso di essere parte di quella giornata ma la gente non venne lì per Castellino o per appartenenza a dei gruppi».

IL 5 OTTOBRE scorso Castellino ha pubblicato sul blog della testata che dirige un documento nel quale definisce la Cgil e Landini «becchini dei lavoratori». «A Roma sarà il festival dei becchini – si legge nel testo che commenta la grande manifestazione di ieri del sindacato – i becchini con lo straccio rosso del sindacato dei padroni, dei padrini quelli in divisa e quelli in doppio petto. Landini dovrebbe, dopo un anno, vergognarsi, per esser accanito contro i dissidenti, facendo il gioco di Procura e Questura, sostenendo i Mastro Titta della Digos romana».

Proprio ieri, peraltro, il Tribunale di Roma ha deciso di applicare a Castellino l’obbligo di dimora nel Comune di Roma.