Che ci stiamo a fare su questa Terra? Quale è il senso della vita? Non chiede molto, chiede tutto Lawrence Ferlinghetti con «Little Boy» (ed. Clichy, pp.238, euro 17,00) mix di poesia, autobiografia, romanzo, denuncia di una civiltà sull’orlo del collasso, discese all’inferno con Dante, tempi perduti e ritrovati a fianco di Proust, flussi ininterrotti di coscienza rigorosamente spesso e volentieri senza punteggiatura, con Joyce sulla punta della penna e della macchina da scrivere, con felice rilassatezza zen e concentrazione buddista. È stato pubblicato negli Usa il 29 marzo 2019 nel centesimo compleanno dell’autore (New York 1919-San Francisco 2021). Per assaggiare quanto scorre in quelle pagine può tornare buono un po’ di «cut up», tecnica riscoperta dal suo amico William Burroughs con Brion Gysin.

Va tutto bene è tutto meraviglioso se non fosse che la nostra piccola tribù è diretta verso il precipizio, il nostro piccolo mondo sta arrivando alla fine dello stoppino guai guai guai. Sì il mondo è un gelato che si sta sciogliendo come quel gelato che Little Boy ragazzino non ha mangiato su un tram nel South Bronx.
Cosa voleva l’uomo della Mancia cosa volevano Ofelia e Ulisse o Tristram Shandy o Re Artù intanto continuo a evadere la domanda su cosa volessi io quando sono balzato in piedi la prima volta e potrei semplicemente dire come Gregory Corso che sono diventato poeta per rimorchiare le ragazze e una sibilla che riemerge dal mare quella volta sul lago in piena estate sui Catskills desiderio e carne su carne nel sole palpitante sui sedili posteriori di un automobile.

O padre Padre nostro la cui arte è nei cieli Vano sia il tuo nome Andato e venuto il tuo regno Sia disfatta la tua volontà in terra visto che non è il cielo negli spasmi del collasso o prolasso dell’ecosistema, non chiamarmi Ti chiamo io Sii pigro Dai di matto Unisciti al movimento Non prendere medicine Mangia il giardino Ignora il governo Sciogli l’esercito Unisciti ai pacifisti Scopri l’anarchia Resisti e Disobbedisci!
Il basso-grasso Partito Comunista è andato in pezzi e ha distrutto la rivoluzione degli anni Sessanta non così tanto tempo fa anche a Parigi dove il Pc ha sprangato i cancelli delle fabbriche automobilistiche a studenti scrittori anarchici fumatori di marijuana psichedelici sognatori con amore e fiori mentre il sole si riversa sulle panchine del piccolo parco di Saint-Julien-le-Pauvre riva sinistra della Senna dove adesso siedo con Nadja mai incontrata se non con Breton dopo che la zia Emilie mi aveva cresciuto per un po’ preso ancora in fasce dalla madre che non ce la faceva con questo quinto figlio povera mamma senza soldi papà morto poi in orfanatrofio a Chappaqua col budino di tapioca poco cotto la notte prima del D-Day in Normandia eravamo 33 uomini e tre ufficiali a bordo di un cacciasommergibili a nafta lungo 33 metri e mezzo alle 5 del mattino con la grande guerra che faceva bang bang all’orizzonte oh sì è il sogno americano ma devi dormire profondamente per crederci e sono diventato un boy scout in periferia pensavo di essere Tom Sawyer mentre pescavo gamberi nel fiume Bronx e immaginavo il Mississippi con un guanto da baseball e una bicicletta American Flyer.

Ho intrapreso in silenzio esilio e inganno, ho volato troppo vicino al sole sto cercando il mio vecchio che non ho mai conosciuto i giovani dovrebbero essere esploratori ma lascia che ti dica che dai tavolini sul retro dei bar si registrano molte cose nel retrobottega della mente e del cuore mentre un tipo irsuto suona un mandolino dal dolce e triste suono l’anima stessa della vecchia Italia senza buttare via il bambino assieme all’acqua sporca Accidenti e poi? Oh così io sono semplicemente una cipolla che sbuccia se stessa fino al cuore per scoprire che lì non c’è proprio nulla è la delizia del marinaio e la faccia nascosta della luna come Ulisse che torna a casa o Stephen Dedalus diventato Finnagain sento Ti Jean Jack Kerouac cantare ubriaco sempre a correre dietro alle gonnelle prima che l’alcool le rimpiazzasse e Neal Mandrillo e povero dolce Allen Don Chisciotte scarno come il suo cavallo perso nella Sierra Morena illuminata da un lampo che balena nel nero della notte come un’ombra di se stesso come Giacometti e T.S.Eliot e ora che ci penso come William Seward Burroughs el hombre invisibile accanto a una pompa di benzina abbandonata eppure nonostante tutto deve esistere un modo di avanzare attraverso il pantano della vita o correndo dietro alle ragazze scozzesi vicino al Loch Lomond mentre la nave era in secco in qualche bacino di carenaggio vicino Glasgow.