Falconara, in corteo contro la raffineria sotto processo
Le proteste A Marghera gli attivisti si oppongono al progetto dell'inceneritore per smaltire i fanghi inquinati. Nelle Marche l'Api è sotto accusa per gravi carenze del suo impianto, che hanno provocato la diffusione di inquinanti pericolosi
Le proteste A Marghera gli attivisti si oppongono al progetto dell'inceneritore per smaltire i fanghi inquinati. Nelle Marche l'Api è sotto accusa per gravi carenze del suo impianto, che hanno provocato la diffusione di inquinanti pericolosi
Giornata di mobilitazioni ieri a Falconara e Marghera, zone contaminate, sedi di petrolchimici e raffinerie. A Marghera un centinaio di attivisti dei movimenti climatici, vestiti con tute bianche e mascherine, hanno occupato per ore la Eni station di Villabona. Un grande striscione recitava: «Boicotta Eni, boicotta chi ci avvelena – No Inceneritore». Gli attivisti hanno lanciato il boicottaggio per contrastare non solo l’estrazione del fossile ma anche il progetto dell’inceneritore Eni Rewind destinato a smaltire fanghi inquinati di Pfas, sostanze indistruttibili e cancerogene.
A Falconara Marittima (An) 5mila persone hanno sfilato nella manifestazione organizzata da Fuori dal Fossile, Falkatraz, Mal’aria. Qui a inquinare è stata la raffineria Api, sotto accusa nel processo «Oro nero» per disastro ambientale iniziato il 18 gennaio scorso. Negli anni i cittadini sono stati ammorbati da esalazioni, si sono susseguiti incidenti, anche mortali. Nell’aprile 2018 il tetto del serbatoio Tk61 si inclinò con la fuoriuscita di migliaia di metri cubi di petrolio misto a virgin nafta che, a contatto con l’aria, ha generarono esalazioni idrocarburiche per settimane aggravando la situazione sanitaria già critica. Imputata la società raffineria Api, l’ex amministratore delegato Giancarlo Cogliati, l’ex dirigente di Arpa Marche Giancarlo Marchetti e altri sedici tra dirigenti e responsabili della società.
Nella manifestazione, oltre a residenti, centri sociali, associazioni ambientaliste, hanno sfilato attivisti da ogni parte d’Italia, soprattutto da quelle più inquinate: Ravenna, Brindisi, Sulmona, Taranto. Testimonianze dalle Magliette bianche (cittadini dei siti contaminati d’Italia), dalla rete delle Mamme da Nord a Sud. Presenti anche i comitati anconetani contro il nuovo hub crocieristico. Roberto Cenci, che per il suo attivismo ambientale è stato querelato da Api, ha dichiarato: «Qui, come in altre zone di sacrificio, aspettiamo le bonifiche da decenni ma non si ferma la produzione. Qui malattie e tumori sono superiori alla media regionale come attestato da vari studi. E proprio ad Ancona si terrà il G7 sulla salute a ottobre, ma di che salute parliamo?». Fabrizio Recanatesi di Falkatraz legge stralci delle indagini dei Noe, che descrivono «gravi carenze strutturali negli impianti, con diffusione incontrollata e prolungata nell’ecosistema di inquinanti pericolosi per l’ambiente e per l’uomo.
Condotte sorrette dalla volontà di risparmiare gli ingenti costi per l’ispezione, la manutenzione e l’adeguamento degli impianti». Reflui che sono scesi nelle acque, per poi finire in mare. Cittadini, associazioni e il comune di Falconara Marittima si sono costituiti parte civile. Eppure non si è costituito parte civile il ministero dell’Ambiente. Secondo l’avvocata Monia Mancini «un’assenza pesante oltre che ingiustificata poiché nel caso di condanna per il reato di disastro ambientale, il responsabile non sarà chiamato a risarcire il danno all’ambiente».
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