Faenza e passaggi a livello, i conti di Rfi non tornano
Sicurezza Ferroviaria Incidenti, l’azienda dà ai sindacati stime inaccettabili: messa in sicurezza solo nel 2041. Per installare il sistema Pai-Pl su tutti gli "incroci" servirebbero solo 203 milioni di euro
Sicurezza Ferroviaria Incidenti, l’azienda dà ai sindacati stime inaccettabili: messa in sicurezza solo nel 2041. Per installare il sistema Pai-Pl su tutti gli "incroci" servirebbero solo 203 milioni di euro
I mesi di incidenti sempre più frequenti e gravi sui 16 mila chilometri di binari italiani hanno finalmente portato Rete ferroviaria italiana a rispondere alle denunce e richieste dei sindacati.
Dopo i due morti a Corigliano Rossano, in provincia di Cosenza, quando il 28 novembre un treno colpì un autotreno incastrato a un passaggio a livello, il manifesto denunciò come sarebbero bastati 49.297,23 euro mila euro – come da Tariffario dei prezzi per Apparati integrativi e complementari agli impianti di Sicurezza e Segnalamento del 2022 di Rfi – per mettere in sicurezza il tratto con il sistema Pai-Pl che «risolve il problema dell’indebita apertura di un passaggio a livello, gestendola in sicurezza»: se le sbarre sono abbassate e qualcosa è in mezzo ai binari, il sistema lo comunica alla linea mantenendo il segnale semaforico al rosso.
A QUASI UN MESE da quell’incidente e a dieci giorni dall’incredibile tamponamento di Faenza con 20 feriti, Rfi ha comunicato ai sindacati il numero di passaggi a livello ancora presenti sulla rete: «4135 unità, di cui 455 in consegna ai privati e tutti interessati da un piano di definitiva soppressione». Il piano però va molto a rilento: «L’obiettivo per i prossimi, che partendo dalle circa 100/110 unità previste per il 2024 per gli anni successivi vedrà in continua crescita il numero di interventi fino ad attestarsi intorno alle 260 unità anno dal 2026», con subito una postilla alquanto vaga: «tale numero è soggetto a modifiche derivanti da vari fattori», in primis «i frequenti difficili e complessi rapporti con le istituzioni territoriali interessate che spesso ostacolano la realizzazione dei lavori».
UN FACILE CALCOLO, dando per buono il numero di 260 l’anno dal 2026, porta a stimare la soppressione di tutti i passaggi a livello esistenti non prima del 2041. Una data lontanissima, considerata la frequenza degli incidenti ai passaggi a livello di questi anni con almeno cinque morti negli ultimi dieci anni.
In parallelo Rfi rilancia il programma «per l’attrezzaggio dei passaggi a livello con tecnologia Pai-Pl, redatto in base ad un criterio di priorità determinato con un algoritmo, condiviso tra Rfi e l’Università della Sapienza, che considera i diversi fattori di rischio e di contesto in cui gli attraversamenti sono ubicati». Rfi ha annunciato ai sindacati che il programma «interessa complessivamente 3300 passaggi a livello, con un cronoprogramma che vede nel 2024 l’impegno di attrezzare 200 passaggi a livello per poi raggiungere i 400 nel 2025: tale incremento è dovuto da poter disporre di un maggior numero di ditte omologate per la realizzazione delle apparecchiature e dalla recente pubblicazione del bando di gara da 494 milioni».
PECCATO CHE UNA SEMPLICE moltiplicazione fra il costo del sistema Pai-Pl per il numero di passaggi a livello stima in 203.844.046 euro il costo per installarli in tutti i passaggi a livello: molto meno della metà del bando di Rfi. E ancora meno dei tagli di Salvini alla sicurezza ferroviaria nella revisione al Pnrr: 504 milioni.
FILT CGIL, Fit Cisl, Uilt, Fast e Orsa hanno commentano l’incontro con Rfi: «Seppur valutando positivamente il dettaglio e la chiarezza espositiva, abbiamo ribadito la necessità di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per accelerare il piano di soppressione dei passaggi a livello, ivi compreso il coinvolgimento di Ansfisa e di tutti gli enti che a vario titolo sono interessati».
«Rfi fornisce i numeri ufficiali e i “decenni” previsti per le varie soluzioni, sia che soppressioni e attrezzaggi tecnologici – attaccano i macchinisti di Ancora in Marcia – . Se fossimo più cinici anche noi potremmo fare un bell’algoritmo per contare i morti, tra i lavoratori e gli automobilisti, che nel frattempo saranno maciullati ai passaggi a livello», conclude la storica rivista dei macchinisti.
Sull’incidente di Faenza del 10 dicembre, dove un Frecciarossa – con a bordo l’ad di Rfi Gianpiero Strisciuglio – ha tamponato un Regionale, le cose non vanno meglio. Proprio ieri la disconnessione dei ripetitori nella zona di Faenza ha provocato ritardi fortissimi «fino a 200 muniti».
Nella riunione con i sindacati, Rfi ha sostenuto che “fermo restando l’indagine in corso ed in attesa delle
relative conclusioni, i sistemi tecnologici della linea non sono stati interessati da alcun malfunzionamento”.
Per quanto riguarda l’indagine sull’incidente, rimane sempre indagato per il reato di disastro ferroviario colposo, il macchinista 44enne della provincia di Venezia – lavoratore esperto specie di treni Frecciabianca – , avvisato delle indagini come atto dovuto. Proprio in questi giorni sono poi state disposte due diverse perizie. Una di tipo informatico per chiarire le comunicazioni tra macchinisti e personale ferroviario, e un’altra tecnica per ricostruire la dinamica della collisione.
La ricostruzione dei macchinisti – anticipata da il manifesto – sostiene che si sia trattato di un «eccesso di zelo»: fu «la sala operativa dedicata ai Frecciarossa» e il cosiddetto dirigente «reperibile» «a dare indicazione al macchinista di individuare la perdita d’aria lasciando il treno sfrenato», «il collega è quindi sceso a isolare una vettura e s’è visto andare via il treno. I capitreno a quanto pare non erano in cabina», concludono i macchinisti.
DA ACCERTARE anche la posizione del capotreno – il Frecciarossa è a macchinista unico da anni – sulle ragioni per cui non assistito il macchinista.
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