Il copione è sempre lo stesso. Specie da quando il macchinista – anche per i velocissimi Frecciarossa – è unico. La colpa di qualsiasi incidente è sua. E così la procura di Ravenna ha indagato per disastro ferroviario – reato che prevede da 5 a 15 anni di pena – il macchinista di 44 anni di Venezia alla guida dell’Etr 600 Lecce-Venezia che domenica poco dopo le 20 nei pressi di Faenza aveva la responsabilità del treno che ha tamponato il Regionale fermo a un semaforo, provocando una ventina di feriti per fortuna lievi.

SI TRATTA DI UN ATTO DOVUTO: nei prossimi giorni la procura affiderà a un esperto una perizia tecnica per fare luce sull’incredibile incidente.

Una circostanza che sarà presa in esame riguarda anche il fatto – anticipato dal manifesto e confermato dall’azienda – che sul Frecciarossa viaggiasse l’amministratore delegato di Rfi, l’azienda di Fs che si occupa della gestione delle infrastrutture, Gianpiero Strisciuglio.

La ricostruzione più accreditata tra i macchinisti e i sindacalisti – le chat sono state da noi visionate e risultano quanto meno plausibili – è quella di un «eccesso di zelo». La presenza dell’ad di Rfi, seppure non si fosse «palesato» come sostiene l’azienda, avrebbe portato a cercare di risolvere il guasto sull’Etr 600 nei tempi più brevi possibili. Se Trenitalia ieri «in merito all’articolo pubblicato» dal manifesto «smentisce che la Sala operativa centrale abbia fatto pressione sul macchinista per compiere attività non conformi ai regolamenti o per velocizzare le operazioni, in quanto a bordo del treno viaggiava l’ad di Rfi Gianpiero Strisciuglio», in realtà sarebbe stata «la sala operativa dedicata ai Frecciarossa» e il cosiddetto dirigente «reperibile» «a dare indicazione al macchinista di individuare la perdita d’aria su una carrozza lasciando il materiale (il treno, ndr) sfrenato: è stato suggerito di non inserire il freno a molla onde evitare di non togliere e di staccare la piastra», «il collega è quindi sceso a isolare una vettura e si è visto andare via il treno. I capitreno a quanto pare non erano in cabina», concludono i macchinisti.

TRENITALIA CONFERMA comunque che le cause dell’incidente «sono in corso approfondimenti ed è stata nominata una commissione interna per accertare la dinamica dell’accaduto».
Tutte questioni che saranno comunque prese in esame dall’inchiesta che ha, innanzitutto, l’obiettivo di definire la dinamica dell’incidente: il Frecciarossa è andato in retromarcia a causa della leggera pendenza dei binari impattando, a bassissima velocità – circa 16 km all’ora – contro il Regionale che era regolarmente fermo al semaforo. La velocità dello scontro, in ogni caso, è stata il fattore determinante per le sue conseguenze, sei passeggeri hanno riportato lievi ferite medicate senza la necessità di un ricovero, un’altra decina ha avuto qualche contusione.

IERI SONO STATE PRESENTATE due interrogazioni parlamentari che citano la ricostruzione del manifesto. «Il ministro Salvini cosa dice del contenuto della chat dei lavoratori e dei sindacalisti che fa riferimento a un errore del macchinista unico causato dalle pressioni per risolvere nel più breve tempo possibile il guasto per il quale il treno era fermo? Invece di tagliare 500 milioni del Pnrr sulla sicurezza ferroviaria, aspettiamo di ascoltare la sua voce in aula», ha dichiarato Francesca Ghirra, capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra in commissione Trasporti alla Camera. La deputata ravennate del Pd Ouidad Bakkali chiede al ministro di fare chiarezza sull’episodio e di completare il progetto per rendere la Bologna-Rimini a quadruplo binario.