Solo il volto, ancora giovane, di Fabio Ridolfi spunta dalle lenzuola bianche. Sembra un letto d’ospedale, con le sbarre laterali, quello nel quale giace, ma le pareti della camera parlano di lui, delle sue passioni: un vessillo della Roma, due sciarpe da ultrà appese in alto, la luce soffusa di una lampada gialla e rossa che illumina alcuni Dreamcatcher penzolanti sulla sua testa, chissà se bastano per tenere lontani i cattivi pensieri. Non può muovere nulla del suo corpo, solo gli occhi. Vispe, le sue pupille saltano da una lettera all’altra della tastiera del puntatore oculare montato davanti a sé....