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Ex Ilva, Urso: «Riparte l’altoforno 1». Ma è fuorilegge

Ex Ilva, Urso: «Riparte l’altoforno 1». Ma è fuorilegge

Taranto Manca l'autorizzazione ambientale. L’istruttoria per la nuova Aia è appena partita: Ispra e Arpa contestano i livelli di inquinamento

Pubblicato 16 minuti faEdizione del 11 ottobre 2024

Ex Ilva, riparte l’Altoforno 1 (Afo1) col prestito ponte concesso dalla Commissione europea. Lo ha annunciato il ministro delle Imprese Adolfo Urso che, il prossimo martedì, presenzierà con i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia alla cerimonia di ripartenza dell’impianto a ciclo continuo tarantino. Fermo da agosto 2023 per lavori di manutenzione, il ritorno in funzione di Afo1, che prevede l’utilizzo del carbone in violazione di norme e precauzioni ambientali e sanitarie, insiste nello stesso siderurgico che, da più di un anno (scadenza agosto 2023), continua a produrre senza il rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia).

L’istruttoria sulla nuova Aia è appena partita. Attualmente è in proroga la precedente e, proprio sull’interpretazione tecnico giuridica di quest’ultima, sono emerse numerose criticità tra l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), l’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa), e Acciaierie d’Italia. Le attività di controllo ispettivo ordinario, svolte da Ispra con il supporto tecnico di Arpa, sugli interventi previsti dal Piano Ambientale in accordo con quanto stabilito nell’Aia, hanno portato alla luce inadempienze e rallentamenti rispetto a quanto previsto dal cronoprogramma. Il programma di rimozione dell’amianto e smaltimento dei rifiuti, così come gli interventi relativi alla gestione delle acque meteoriche delle aree a caldo, procedono a rilento. L’impianto Sottoprodotti, risulta ancora non completamente provvisto dei sistemi di denaftalinaggio e di debenzolaggio, tra l’altro originariamente presenti all’interno dello stabilimento, necessari alla purificazione e al trattamento del gas coke prima del suo utilizzo come combustile. All’azienda, inoltre, è stato richiesto un cambiamento circa le modalità di controllo, «solo visive», sulle tubazioni gas coke dello stesso reparto.

I due enti competenti in materia di monitoraggio ambientale, in più, a margine dell’ispezione relativa al 3° trimestre 2024, hanno riscontrato l’emissione, dall’Afo4 al momento unico in funzione, di ossido di azoto in eccesso. Considerati fra gli inquinanti maggiormente pericolosi in quanto, oltre a essere tossici, svolgono un ruolo determinante nella formazione dello smog fotochimico, l’ossido di azoto proveniente da Afo4 sarebbe compreso tra i 190 e i 230 milligrammi per metro cubo (media giornaliera). Stando all’Aia il valore da non superare è di 100 milligrammi per metro cubo.

Diversa l’interpretazione di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria che, considerandosi in regola, ritiene il limite pari a 250 milligrammi. Nonostante gli strumenti di misurazione continui di cui l’altoforno è dotato abbiano accertato lo sforamento, si procederà ad una nuova verifica dei valori, non ancora programmata, con altre apparecchiature.

Lo scorso settembre, dal palco della fiera del Levante di Bari, il ministro Urso ha rilanciato sulla presenza di un una nave rigassificatrice della società azera Baku Steel nelle acque del mar Grande. Tutto questo, mentre il prossimo 24 ottobre il Tribunale di Milano si pronuncerà sull’eventuale sospensione delle attività del siderurgico, successiva all’azione inibitoria contro l’ex Ilva presentata da 11 cittadini aderenti all’associazione Genitori Tarantini.

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