«La vertenza ex Alcoa di Portovesme rischia di diventare grottesca per l’infinita lungaggine in cui si sta protraendo. Sono trascorsi 12 anni senza che in Italia si produca più alluminio primario, nonostante il mercato non abbia subito alcun rallentamento, e la nuova SiderAlloys, ormai entrata da 6 anni, non è riuscita a dare una parvenza di sbocco ad una vertenza, che era stata “venduta” come conclusa e che invece è ben lontana da arrivare ad una soluzione». La Fiom, con il coordinatore nazionale siderurgia Loris Scarpa, il segretario generale della Sardegna Roberto Forresu chiedono la convocazione di un tavolo al Mimit.

Una richiesta condivisa unitariamente anche da Fsm Cisl, Uilm e Cub della Sardegna sud-Occidentale Sulcis-Iglesiente. Fermo al palo il revamping della sala elettrolisi, a causa del mancato arrivo di pezzi dalla Cina, e con la metà degli 86 operai in servizio in cassa integrazione ordinaria (a rotazione), i sindacati sono già sul piede di guerra. E dopo il blocco ai cancelli e l’incontro con il neo assessore dell’industria Emanuele Cani, attendono l’immediata convocazione del tavolo al Mimit e di crisi in Regione: in assenza di riscontri scenderanno in piazza con i lavoratori. «Il bilancio dell’ultimo anno sul rilancio dello stabilimento di alluminio primario è il peggiore dal momento dell’acquisizione del 2018, subito un cambio di rotta», scrivono unitariamente. Dal 2011 i lavoratori ex Alcoa non si sono voluti arrendere allo smantellamento dello stabilimento.

Ieri la neo presidente della Sardegna Alessandra Todde e l’assessore Cani hanno incontrato la sottosegretaria con delega alle crisi industriali Fausta Bergamotto: si attende a breve una convocazione.