«Evidentemente». Essere sospesi a tempo indeterminato dal lavoro e rischiare il licenziamento per un avverbio usato a commento di immagini inequivocabili. Ilario Ilari – 45 anni, due figli e una moglie precaria – e Valentino Tomasone – 47 anni, due figli e una moglie licenziata ad agosto – sono due autisti e delegati del sindacato Usb della Trotta, azienda che assieme ad altre otto fa parte del consorzio Roma Tpl a cui l’Atac dal 2011 appalta circa il 20% delle corse, quasi tutte in periferia: una delle tante esternalizzazioni del servizio pubblico a fronte del buco di bilancio della consorziata famosa per la parentopoli di Alemanno.

Domenica sera i loro volti e le loro poche parole facevano da compendio all’inchiesta di Riccardo Iacona sul trasporto pubblico a Roma, andata in onda in Presadiretta su Rai3. Appena arrivato alla stazione Laurentina di Roma, periferia sud, Iacona si imbatteva in una serie incredibile di autobus che avevano problemi: una porta rotta, un tubo difettoso che rendeva impossibile la partenza, gli sforzi inauditi dell’autista per far aumentare la pressione del sistema pneumatico d’aria e far partire il mezzo.

La colpa di Ilario e Valentino – che si trovavano sul posto semplicemente perché ci lavorano – è stata quella di rispondere alle domande di Iacona. Specialmente ad una: «Ma il consorzio Tpl ha rispettato il contratto d’appalto acquistando nuovi autobus?». La risposta era già nelle immagini e Ilario non ha potuto che dire: «Evidentemente no». Valentino invece ha solo mostrato i problemi per portare a scuola i ragazzi che riempiono l’autobus che lui guida: «Siamo tutti i giorni così».

In entrambi i casi la Trotta ha ravvisato «dichiarazioni inerenti il parco automezzi aziendale circolante e la relativa manutenzione delle vetture altamente lesive dell’immagine dell’azienda». È andata leggermente meglio agli altri autisti ripresi in tv: una lettera di richiamo per «non aver avvisato l’azienda della presenza delle telecamere».

Senza voler scomodare il paragone con Dante De Angelis, il macchinista delle Fs licenziato due volte perché denunciò prima il pedale dell’uomo morto – prodromo del macchinista unico – e poi il rischio spezzamento negli treni Etr500, Ilario e Valentino non possono più parlare. Per loro lo fa Walter Sforzini, sindacalista Usb che ieri ha guidato una pattuglia di colleghi ad occupare l’assessorato ai trasporti del Campidoglio. «Siamo qui perché vogliamo che l’assessore Improta faccia ritirare le sospensioni. Ilario e Valentino non hanno fatto niente e stanno pagando solamente perché sono iscritti a un sindacato scomodo per Roma Tpl. Siamo gli unici a denunciare da 10 anni le malefatte del consorzio, il mancato rispetto del capitolato con Atac e l’inesistente manutenzione dei mezzi».

La denuncia più grave infatti non è quella contenuta nella trasmissione di Iacona. «Ad agosto ne abbiamo presentata una all’Ispettorato del lavoro e ora alla Procura sulla gestione del contratto di solidarietà applicato dall’azienda: dai documenti risulta che per aumentare il numero dei dipendenti e quindi far crescere la quota di solidarietà, hanno inserito i nomi dei proprietari dell’azienda, spacciati per autisti», spiega Sforzini. Una bomba che potrebbe avere conseguenze gravi per Tpl. In più l’Usb da tempo denuncia come il consorzio sia tutt’altro che trasparente. «Tpl doveva rinnovare il parco autobus nel giro di 990 giorni: lo ha fatto parzialmente, ma i bus nuovi sono andati quasi esclusivamente alla società di Marco Cialone, il dg di Tpl. Le altre aziende, Trotta in testa, ne hanno avuto pochissimi e i disagi descritti derivano proprio da questo».