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Euro 2016, partiture per nazionali e grandi solisti

Euro 2016, partiture per nazionali e grandi solistiIl fuoriclasse dei «Bleus» e della Juventus Paul Pogba – LaPresse

Europei 2016 Stasera match inaugurale tra Francia e Romania. E anche in questa Europa domina l’asse Parigi-Berlino. Pogba è il valore aggiunto dei «Bleus». Nell’indifferenza generale l’Italia costretta a rincorrere

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 10 giugno 2016

L’Europa del pallone comincia a celebrarsi da domani, in Francia. Per un mese di pallone, testa a testa tra grandi Nazionali, inevitabili sorprese e polemiche. E la solita Italia che fa discutere, che parte nell’indifferenza generale, se va bene, perché la golden share sul destino dei ragazzi di Antonio Conte va ai pessimisti. Sperando che si parli, si legga solo di calcio, di successi e di sconfitte, campioni affermati e stelline emergenti, che tra gli spettatori non paganti non ci sia il terrorismo, che ha seminato orrore e panico tra i francesi, negli ultimi tempi. E che ha imposto numerose e dettagliate misure di sicurezza nelle città in cui si giocherà ma in generale su tutto il territorio francese.

Favorite d’obbligo

Le favorite d’obbligo sono Francia e Germania, difficile che il primo posto sul podio sfugga al ticket Parigi-Berlino, evidentemente non influente solo su deficit, fiscal compact. Tra i transalpini potrebbe, anzi dovrebbe essere il torneo della definitiva consacrazione di Paul Pogba. Con il Real Madrid che starebbe già compilando l’assegno da oltre 100 milioni di euro per la Juventus.

Con Pogba c’è il peso specifico della Nazionale padrone di casa – che vinse gli Europei 1984 con Platini sugli scudi, più bis ai Mondiali casalinghi del 1998 – ma i Bleus possono contare su una rosa giovane, di qualità, soprattutto offensiva (Coman, Payet, Griezmann), anche se Karim Benzema guarderà la competizione da un atollo sperduto dall’altra parte del mondo per il coinvolgimento nella questione delle baby squillo, con ricatto al suo compagno di Nazionale ed ex amico – anche lui non convocato – Valbuena.

I tedeschi invece sono campioni del mondo in carica, con la rosa più completa e forte del lotto, con il blocco del Bayern Monaco (Neuer, il nuovo arrivo Hummels, Muller, Gotze), talenti sparsi nell’Europa che conta, una congenita propensione alla vittoria nei tornei che contano. Certo, come ai Mondiali brasiliani manca il calciatore forse più forte, Marco Reus, ma le alternative non mancano. E i tedeschi vantano già tre Europei nel palmares. Ma nelle ultime amichevoli hanno mostrato meno fame, come se il trionfo ai Mondiali brasiliani li abbia saziati. È avvenuto anche alla Nazionale spagnola proprio in Brasile, dopo due Europei e un Mondiale vinti in quattro anni, dal 2008 al 2012.

In seconda fila, ma solo perché i cicli nel calcio nascono e spirano in due, massimo quattro anni, c’è proprio la Spagna campione uscente, la Roja non originale – l’appellativo spetta ai cileni – che punta ancora sul tiki taka invece rigettato in questa stagione dalle competizioni internazionali per club, con Barcellona e Bayern Monaco eliminate dalla Champions League dall’Atletico Madrid del Cholo Simeone. Ma il commissario tecnico spagnolo Vicente Del Bosque ha lasciato a casa, in vacanza anche talenti come Juan Mata o Santi Cazorla, che Antonio Conte andrebbe a recuperare a piedi sui Pirenei per metterli subito in campo, se nel frattempo saltasse fuori qualche lontano parente italiano.

Invece l’Italia presenta Thiago Motta ed Eder con parentela nello Stivale. E non è la stessa cosa, diversa la cifra tecnica, con gli azzurri che partono – anzi partirebbero – dietro altre Nazionali con più talento in faretra, il Belgio primo avversario lunedì 13 giugno di Nainggolan, Fellaini, Lukaku, Mertens, De Bruyne ancora in attesa della prima affermazione a livello internazionale. Oppure l’Inghilterra dei giovani esplosi quest’anno in Premier League, da Deli Alli a Rushford, Sterling, Stones, con la sensazione del Leicester campione Jamie Vardy, ora a un passo dall’Arsenal per la rabbia dei tifosi delle Foxes, con l’eterno Rooney nel ruolo di chioccia, prima di accogliere José Mourinho per il nuovo corso al Manchester United. Unico neo per Albione, la presenza sulla panchina dei Tre Leoni di Roy Hodgson, tecnico mediocre, miracolato a questi livelli, mai apprezzato neppure da tifosi e tabloid inglesi.

Fermo immagine azzurro

Invece l’Italia di Conte, anche se carente specie in fase offensiva – rarità nella letteratura storica del pallone di casa nostra –, con una qualità media piuttosto bassa, forse la meno dotata degli ultimi 20 anni, pare il fermo immagine del pensiero tattico, tecnico ed emotivo del suo allenatore. Grinta, ferocia, organizzazione tattica rigorosa emersa nelle due amichevoli pre Francia, la difesa della Juventus come punto di partenza, un centrocampo di corsa e fatica che ha dovuto rinunciare per infortuni sia a Verratti che a Marchisio, mentre il ct italiano ha deciso di lasciare Andrea Pirlo a New York, nell’esilio dorato della Grande Mela, per raggiunti limiti di chilometraggio e per la scarsa competitività specie a livello fisico, della Major Soccer League. Nonostante il sodalizio tra i due abbia portato tre scudetti alla Juventus.

Ma Conte ha messo nel bagaglio per il ritiro azzurro a Montpellier anche esterni che vanno e puntano l’uomo, forse il vero punto forte della rosa azzurra oltre alla barriera difensiva bianconera, cercando la scintilla in una delle cinque punte convocate.

Forse Pellè, Immobile o Zaza, meno facile Eder, si spera in Insigne, il più talentuoso della rosa. Con una punta da quattro- cinque gol disseminati nel torneo, Conte potrebbe fare il botto e lasciare l’azzurro da rimpianto di successo.

Per il resto, Euro 2016 si presenta come il torneo dei grandi campioni – non sono tanti i top player della competizione – inseriti in Nazionali di livello tecnico inferiore, che difficilmente arriveranno in fondo. La Svezia con Ibrahimovic, Portogallo con Cristiano Ronaldo, Polonia con Lewandowski, i casi più eclatanti. Non resta che partire, senza conoscere la meta finale.

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