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Esequibo, la trattativa fra Maduro e il guyanese Irfaan Ali

Esequibo, la trattativa fra Maduro e il guyanese Irfaan AliNicolas Maduro durante il meeting con Irfaan Ali – Ansa

America latina I due presidenti si incontrano per evitare l'escalation del conflitto sulla regione contesa

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 15 dicembre 2023

Abbassare la tensione, evitando una pericolosa escalation del conflitto tra il Venezuela e la Guyana per il controllo dell’Esequibo. È stato questo il primo obiettivo dell’incontro tra i presidenti dei due paesi, Nicolás Maduro e Irfaan Ali, svoltosi ieri a Kingstown, la capitale di San Vicente y las Granadinas, presidente di turno della Celac, la Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici.

UNA RIUNIONE (ancora in corso nel momento in cui scriviamo) fortemente voluta da Maduro, che – dopo il controverso referendum sull’Esequibo del 3 dicembre e le ancora più problematiche misure adottate dal suo governo in vista dell’annessione della regione al territorio venezuelano – spingeva affinché il governo guyanese accettasse la via del negoziato diretto come previsto dall’Accordo di Ginevra del 1966. Quello in cui l’impero britannico, dopo essersi appropriato fraudolentemente dell’Esequibo attraverso il Lodo arbitrale di Parigi del 1899, si era impegnato con il Venezuela, tre mesi prima di concedere l’indipendenza alla Guyana, a trovare una soluzione concordata.
A mediare tra i due paesi sono stati i rappresentanti della Caricom, la Comunità caraibica, e della Celac, supportati da due osservatori: Celso Amorim, consigliere del presidente Lula per gli affari internazionali, e il primo ministro di San Vicente y las Granadinas Ralph Gonsalves. Il compito che li attende, però, è tutt’altro che semplice.

AI MEDIATORI, negli incontri preparatori condotti separatamente con le due delegazioni prima del dialogo di alto livello tra i presidenti, Maduro ha ribadito la posizione del suo paese: quella di portare avanti il dialogo diretto tra le parti per la ricerca di soluzioni efficaci e vantaggiose per entrambi i paesi, nel rispetto della proclamazione dell’America Latina e dei Caraibi come zona di pace decisa nel 2014 all’Avana dal II Vertice della Celac. Una pietra miliare nella storia della regione, con cui era stato stabilito il principio della risoluzione pacifica delle controversie, dunque scartando il ricorso alla forza, insieme all’impegno a favorire relazioni di amicizia e di cooperazione tra gli Stati della regione e con le altre nazioni.

ERA PROPRIO a quelle relazioni di amicizia che puntava Hugo Chávez, il quale nel 2004 non aveva esitato a dichiarare che il Venezuela non si sarebbe opposto ad alcun progetto della Guyana a beneficio del suo popolo. Che poi lo sfruttamento delle enormi ricchezze dell’Esequibo – dal petrolio all’oro – sia stato a beneficio del popolo è tutto da vedere, a fronte di un tasso di povertà ancora del 48%. Ma di certo Maduro non ha seguito le orme del suo predecessore, iniziando ad avanzare rivendicazioni via via più pressanti sull’Esequibo a partire dal 2015, da quando, cioè, sono stati scoperti enormi giacimenti di petrolio nelle aree costiere contese e il colosso statunitense ExxonMobil ha allungato i suoi artigli sulla regione con le sue mirabolanti promesse di prosperità.

CHE TALE CONTROVERSIA possa essere risolta pacificamente resta ancora la via più probabile, ma non del tutto certa. Prima di riunirsi con Maduro, anche Irfaan Ali ha infatti ribadito in maniera netta la sua posizione, insistendo sulla legittimità del Lodo di Parigi del 1899 – contro qualsiasi revisione della frontiera tra i due paesi – e affidandosi alla giurisdizione della Corte internazionale di giustizia, la quale ha preso in carico il caso lo scorso aprile, senza il consenso del Venezuela, proprio in risposta alla richiesta avanzata dalla Guyana già nel 2018 affinché il confine attuale venga dichiarato legittimo e vincolante.

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