«Più di 300 degli ergastolani ostativi che collaborano con la giustizia sono ancora detenuti, a riprova che non ci sono benefici penitenziari automatici per chi decide di parlare e di aiutare gli investigatori». È il nodo della questione esaminata dalla Corte costituzionale nell’udienza pubblica di ieri, ed è così che lo affronta l’avvocata Mirna Raschi, tra i difensori dei due ergastolani – Sebastiano Cannizzaro e Pietro Pavone – dai cui ricorsi in Cassazione e al Tribunale di sorveglianza di Perugia è scaturita l’eccezione di illegittimità costituzionale sollevata per l’art. 4-bis della legge 354/1975. È attesa per oggi la sentenza che...