Si combatte ancora nel nord est della Siria, nonostante il proclamato cessate il fuoco siglato da Russia e Turchia a Sochi lo scorso 22 ottobre. Eppure l’attenzione globale (eccezion fatta per movimenti e società civili, nel fine settimana scesi in piazza in tante capitali europee) è calata. A risvegliarla ci pensa il presidente turco Erdogan, non ancora soddisfatto dal riconoscimento dell’occupazione turca di un corridoio di 120 km dentro il Rojava, da Tal Abyad a Ras al Ain. Ieri ha mandato avanti il suo ministro degli Interni, il falco Suleiman Soylu, a minacciare di nuovo l’Europa: «Rimanderemo i membri dell’Isis...