Non accadeva da 2 milioni di anni: la concentrazione media di CO2 nell’atmosfera nel 2022 è stata di 417 ppm (parti per milione), 2,1 ppm in più rispetto all’anno precedente e la più alta da un tempo così lontano che l’essere umano probabilmente fatica anche ad immaginare.

IL DATO è stato presentato ieri dall’osservatorio sul clima della Commissione europea, Copernicus Climate Change Service (C3S), che ieri ha presentato il rapporto «2022 Global Climate Highlights». Oltre al biossido di carbonio, preoccupante anche la concentrazione media del metano, che è arrivata a 1894 ppb (parti per miliardo), superiori di 12 ppb rispetto al 2021. Anche in questo caso si tratta delle concentrazioni più alte registrate dai satelliti e dei livelli più alti da oltre 800.000 anni per il metano.

Vincent-Henri Peuch, Direttore del Servizio di Monitoraggio dell’Atmosfera di Copernicus, ha spiegato, come se ancora ci fosse bisogno di farlo, che «i gas serra, tra cui l’anidride carbonica e il metano, sono i principali responsabili del cambiamento climatico», aggiungendo che «dalle nostre attività di monitoraggio possiamo constatare che le concentrazioni atmosferiche continuano ad aumentare, senza segni di rallentamento» ha aggiunto.

NON RALLENTANO perché non rallentano le emissioni. In Italia, anzi, nei primi nove mesi dell’anno sono in aumento del 6%, secondo le stime dell’Enea. Ciò è legato al forte aumento dei consumi di petrolio e carbone (che ha riportato le fonti fossili a rappresentare a una quota di oltre il 77% dell’energia primaria, da meno del 75% dei primi nove mesi 2021). Con carbone si produce energia elettrica, anche per coprire in parte la riduzione legata al crollo della produzione idroelettrica (-38% nei nove mesi), un crollo figlio della siccità estrema, un altro degli effetti dei cambiamenti climatici che ha colpito l’Italia nel 2022, insieme alle temperatura estreme in alcuni mesi.

NON A CASO, nel nostro Paese il 2022 è stato l’anno più caldo dal 1950. Lo stesso vale anche per la Francia, la Spagna, il Portogallo, la Svizzera, il Regno Unito, l’Irlanda e gran parte della Penisola balcanica. Lo abbiamo vissuto giorno per giorno, adesso ce lo confermano i dati del «2022 Global Climate Highlights». L’Europa ha vissuto l’estate più calda mai registrata (occhio: la precedente era stata quella del 2021) e diverse ondate di calore intense e prolungate hanno colpito parti dell’Europa occidentale e settentrionale.

L’AUTUNNO è stato il terzo più caldo mai registrato, battuto solo dal 2020 e dal 2006, mentre le temperature invernali sono state di circa 1°C superiori alla media. In termini di medie mensili, nove mesi sono stati superiori alla media, mentre tre (marzo, aprile e settembre) sono stati inferiori alla media. Il continente ha registrato il secondo giugno più caldo mai registrato, con circa 1,6°C sopra la media, e il suo ottobre più caldo, con temperature di quasi 2°C sopra la media.
In media, le temperature dell’anno in Europa sono state le seconde più calde mai registrate, superate solo dal 2020. Tutta l’Europa, ad eccezione dell’Islanda, ha registrato temperature annuali superiori alla media 1991-2020. «Il 2022 è stato un altro anno di estremi climatici in Europa e nel mondo. Questi eventi evidenziano che stiamo già sperimentando le conseguenze devastanti del riscaldamento del nostro mondo. Gli ultimi dati climatici del 2022 del C3S dimostrano chiaramente che per evitare le conseguenze peggiori sarà necessario che la società riduca urgentemente le emissioni di carbonio e si adatti rapidamente ai cambiamenti climatici», ha commentato Samantha Burgess, vicedirettore del Copernicus Climate Change Service.

A LIVELLO GLOBALE, invece, nel 2022 il mondo ha registrato il quinto anno più caldo in assoluto, secondo i dati del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine. In classifica l’anno appena passato viene subito dopo il 2016, il 2020, il 2019 e il 2017. La temperatura media annuale nel 2022 è stata di 0,3°C superiore al periodo di riferimento 1991-2020, che equivale a circa 1,2°C in più rispetto al periodo 1850-1900, tipicamente utilizzato per identificare la condizione dell’era preindustriale. Questo fa del 2022 l’ottavo anno consecutivo con temperature superiori di oltre 1°C al livello preindustriale.