«Emailgate», dietrofront Fbi. Hillary allontana i fantasmi
Presidenziali Usa James B. Comey alla nazione: «Non c’è nulla che incrimini la candidata democratica»
Presidenziali Usa James B. Comey alla nazione: «Non c’è nulla che incrimini la candidata democratica»
L’America finalmente va alle urne e lo fa sotto l’onda dell’ultimo, si spera, colpo di scena di questa infinita campagna elettorale.
A due giorni dal voto, domenica, il direttore dell’Fbi (nominato dall’attuale presidente Barack Obama), James B. Comey ha comunicato alla nazione ed al mondo che, dopo aver valutato le mail contenute nel computer di Anthony Weiner, no, non c’è nulla che incrimini Hillary Clinton, come invece l’agenzia temeva una settimana fa. Quindi, tutto a posto, non è successo niente, amici come prima.
«Sulla base della nostra analisi, non abbiamo cambiato le conclusioni a cui eravamo arrivati nello scorso mese di luglio rispetto al Segretario Clinton» si legge nel comunicato che ristabilisce l’onorabilità di Hillary Clinton che, da segretario di Stato ha – al limite – peccato di cialtroneria utilizzando la propria mail personale e poi cancellando migliaia di mail dai suoi server.
LA LETTERA ARRIVA dopo nove giorni tumultuosi sia per Clinton che per Comey, il quale ha attirato critiche sia su di sé sia sui federali; critiche arrivate da entrambi i partiti e che, probabilmente, persisteranno dopo le elezioni.
Il comunicato di Comey è stato a dir poco vago: non ha specificato se gli agenti abbiano completato la revisione dei messaggi di posta elettronica, o se invece abbiano solo abbandonato la questione; i funzionari federali hanno poi precisato di aver semplicemente considerato completa la revisione delle email relative al server di Clinton, e che la lettera del direttore Comey aveva lo scopo di trasmettere questo dato, senza ulteriori dettagli.
QUESTA GESTIONE DEL CASO da parte dell’Fbi più che chiarire i lati oscuri sulla vicenda delle mail della candidata democratica, il cosiddetto «emailgate», alla fine getta ombre soprattutto sui federali; quel genere di ombre che fino ad ora non c’eran mai state.
Fin ad ora infatti l’Fbi era sempre stata l’unica istituzione americana ad avere un pedigree di tutto rispetto, come un’agenzia seria, affdabile, super partes.
Era stata l’Fbi, in piena «era Bush», quella «del terrore», a rivelare che l’antrace che veniva spedito in giro per gli Stati uniti era di un tipo speciale e che gli unici laboratori in grado di produrlo erano quelli della Cia. A dimostrare una affidabilità per chiunque sedesse nella stanza ovale.
L’Fbi durante il suo operato cominciato nel 1908, aveva perseguitato con lo stesso puntiglioso accanimento sia i pericolosi comunisti quanto il Kkk, in modo coordinato, ponendo il bene della federazione al di sopra di ogni partigianeria . Ecco, questa reputazione ora è distrutta.
I repubblicani hanno subito reagito al comunicato dell’Fbi accusando Comey di «essere sotto un’enorme pressione politica per annunciare qualcosa che non può assolutamente sapere», come ha scritto su Twitter Newt Gingrich, consulente di Trump, sottolineando come fosse bizzarro che per analizzare accuratamente 650.000 email ci fosse voluta una sola settimana.
DA PARTE DEMOCRATICA il senatore della California Dianne Feinstein ha dichiarato che il Dipartimento di giustizia «ha bisogno di dare un’occhiata alle procedure per prevenire altre azioni simili che potrebbero influenzare future elezioni. Non c’è dubbio che questo episodio ha creato una falsa impressione sulla natura della richiesta dell’agenzia».
Molti attuali ed ex agenti dell’Fbi e funzionari del Dipartimento di giustizia tra cui il procuratore generale Eric H. Holder Jr, hanno detto che Comey con questa mossa ha inutilmente gettato i federali nella politica di una elezione presidenziale, con nessun modo chiaro per venirne fuori illesi.
L’AMERICA SI RECA A VOTARE, dunque, non può che farlo con una sorta di rammarico per gli otto anni di presidenza Obama che sembrano già un lontano ricordo, a fronte di una campagna elettorale terribile dal punto di vista dello scontro, priva di contenuti e fatta per lo più da insulti e torbidi scandali. L’America oggi appare un paese nel quale i due candidati in corsa sono odiati dalla maggioranza dei cittadini, inclusi quelli che li voteranno, e i due partiti a cui questi candidati appartengono non rappresentano più nessuno, nemmeno loro stessi e l’unica organizzazione credibile rimasta ha perso ogni tipo di credibilità.
Nell’ultimo giorno elettorale Clinton sembra aver riguadagnato consensi, con l’aiutino dell’Fbi, mentre il team di Trump addirittura ha smesso di utilizzare i social network: «Controproducenti», dicono.
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