Elena Casetto, perché non succeda mai più
L'appello A un anno e mezzo dalla morte, nuove iniziative a Bergamo e non solo
L'appello A un anno e mezzo dalla morte, nuove iniziative a Bergamo e non solo
È passato un anno e mezzo dalla morte di Elena Casetto. Il 13 agosto 2019, nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, Elena, 19 anni, che scriveva poesie, che sognava di studiare a Londra, che chiedeva aiuto per il suo dolore, è morta carbonizzata in un letto, sola, legata mani e piedi, in una stanza chiusa a chiave.
Sembra impossibile che questo possa accadere ancora in Italia, a quarant’anni dalla Legge 180. Ma è invece necessario sapere che la pratica della contenzione meccanica, cioè del legare, fissare, bloccare una persona in cura per impedirle il movimento volontario, è pratica ancora diffusa, anche se spesso sommersa, nella maggior parte dei sevizi psichiatrici ospedalieri italiani.
Ma è pratica routinaria anche nelle Rsa, nelle case di riposo, negli istituti per persone con disabilità. Atto inumano e degradante che viola l’articolo 13 della Costituzione e l’art. 15 della Convenzione dei Diritti delle persone con disabilità.
Elena è poi morta una seconda volta qualche settimana fa, quando si sono concluse le indagini preliminari istruite dal Sostituto Procuratore della Repubblica del Tribunale di Bergamo Letizia Ruggeri: l’esito è stato il rinvio a giudizio di due addetti della squadra antincendio dell’Azienda Ospedaliera, dipendenti di un’impresa appaltatrice.
In pratica è stato portato a giudizio l’ultimo anello, il più debole, di una catena di responsabilità, legittimando in qualche modo tutti i passaggi precedenti. Nessun interesse da parte della magistratura verso ciò che è successo prima dell’incendio, né alcun dubbio sulla legittimità della contenzione meccanica, pure sancita dalla Corte di Cassazione nella sentenza n. 50497 del 2018 come atto non medico.
Per questo domani, sabato 13 febbraio, il Comitato Città libere da contenzione di Bergamo ha organizzato un incontro pubblico online “Città libere da contenzione. Per non dimenticare”, trasmesso su Facebook sulla pagina etuslegalosubito a partire dalle 15.30, per ricordare Elena e per avviare — a partire da Bergamo — un processo verso “città libere da contenzione” e di riqualificazione dei servizi della salute mentale e del welfare.
Molte le adesioni all’evento di rappresentanti istituzionali e sindacali locali e nazionali, associazioni, cittadini, intellettuali.
Tra gli invitati anche il Sindaco Gori e la Sottosegretaria uscente Sandra Zampa, che a novembre 2020 ha presentato al Tavolo Tecnico sulla Salute Mentale del Ministero della Salute il documento “Raccomandazioni per il superamento della contenzione meccanica nei Dipartimenti di Salute Mentale” con l’obiettivo del raggiungimento di “contenzione zero” nel prossimo triennio. P
erché non succeda più di morire legati. Perché non succeda più alle persone con sofferenza di subire questo trattamento inumano e degradante. Perché le operatrici e gli operatori siano anche loro liberati dall’agire tale pratica inumana. Perché si curi nel rispetto della dignità e dei diritti.
L’autrice è portavoce Campagna nazionale per l’abolizione della contenzione “…e tu Slegalo Subito”
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