Cultura

«Elegia del Rosso» nella dedica a Jack Hirschman

«Elegia del Rosso» nella dedica a Jack HirschmanUn ritratto di Jack Hirschman di Marcon Cinque, particolare dalla copertina di «Elegia del Rosso»

Poesia Una raccolta di versi per ricordare una delle voci poetiche più alte della controcultura statunitense, scomparso il 22 agosto scorso. Un libro che ripercorre anni d’amicizia e di lotta in favore dei più emarginati ed è una testimonianza intensa che trasmette sia l’amore fraterno che il dolore per la perdita

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 21 aprile 2022

Autore di Elegia del Rosso (Multimedia, pp. 64, euro 13), Marco Cinque dedica questa raccolta di versi a Jack Hirschman, tra le voci poetiche più alte della controcultura statunitense, scomparso il 22 agosto scorso. Questo libro ripercorre anni d’amicizia e di lotta in favore dei più emarginati ed è una testimonianza intensa che trasmette sia l’amore fraterno che li legava che il dolore per la perdita: «non riesco ad accettare/ una tale feroce assenza/ queste braccia così vuote». Come dicesse, ora, ciò che non aveva ancora detto, in un vuoto impossibile da colmare. La parola si fa canto sublime e feroce, inchioda il lettore a ogni riga, verso, pagina. Possiamo immaginare un legame così stretto fra due cantori della libertà? Possiamo credere, in questi tempi osceni, nel valore alto di una poesia che unisce umanità ed età tanto diverse?

NON ESIBIZIONI letterarie, né metafore vuote, bensì versi che trafiggono il ventre, elevano la parola amicizia a divinità, rivelano quanto gli esseri umani siano diventati ciechi, svegliandosi al rumore del potere e del denaro, fino alle ultime pagine che si concludono con un cantico che dà nome al libro: «Per il sangue sradicato dalla terra con cui ingrassiamo i nostri privilegi – ora pro nobis». Quasi ci consegnasse un bignami delle loro comuni battaglie contro la disumanità. Non è questo un libro di poesie «alla memoria», il valore resta l’uso della parola che mantiene dal primo all’ultimo verso un ritmo musicale, a prova di quanto sia poco consolatorio sentir dire che »i poeti non muoiono mai», tutt’altro, molto spesso i poeti vengono imprigionati, uccisi o, quanto meno, umiliati.

Se la poesia di Marco Cinque da una parte commuove, dall’altra richiama al dissenso, all’impegno civile, ad alzarsi dalle poltrone comode dove ci hanno anestetizzato per tornare a quegli ideali che non dovrebbero avere scadenza. Questo dovrebbe essere il compito degli intellettuali, soprattutto dei poeti, che sembra abbiano perduto totalmente il fine rivoluzionario, il cui mezzo è la parola.

SCRIVE nell’introduzione Alessandra Bava: «Quel rosso che racchiude tutti i rossi, politici e passionali», come il colore della sciarpa di Jack e come il colore dell’Amore, quello che molti di noi che li hanno conosciuti nelle loro letture, fra scuole, carceri, piazze, periferie, non possono non provare leggendo questo libro, mentre appaiono fra le pagine i volti sorridenti del grande Poeta Rosso, fotografato dallo stesso autore del tributo poetico.

Molti giornali hanno scritto nei giorni della sua scomparsa, ma sarei felice se continuassero a farlo con le voci dei tanti amici che Jack ha lasciato. Una di queste non poteva che essere quella di Marco Cinque, pubblicato da Multimedia di Baronissi, (editore italiano del Poeta Rosso) dove insieme a Hirschman era di casa. Jack e Marco sono la prova che a volte si è fratelli o figli senza essere consanguinei, quando i versi sostituiscono il sangue nelle vene, quando si è compagni senza marcare distanze tra parole e vita.

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