Edith Wharton, figure irretite nella strategia del silenzio
Scrittrici statunitensi Ordinati secondo i desideri dell’autrice americana, e corredati dalla sua originaria postfazione, escono ritradotti i racconti di «Fantasmi», scritti fra il 1902 e il 1937: da Neri Pozza
Scrittrici statunitensi Ordinati secondo i desideri dell’autrice americana, e corredati dalla sua originaria postfazione, escono ritradotti i racconti di «Fantasmi», scritti fra il 1902 e il 1937: da Neri Pozza
Scrittrice di successo del primo Novecento, vincitrice del Pulitzer nel 1921 per L’età dell’innocenza – il cui adattamento cinematografico firmato da Martin Scorsese nel 1993 ha contribuito a riportarla all’attenzione del grande pubblico – Edith Wharton ha affrontato nella sua opera fatta di romanzi, racconti, poesie, testi teatrali, libri di viaggio e autobiografici, articoli e saggi vari che analizzano il suo mondo con sguardo transnazionale e profondità antropologica, una grande varietà di temi e di generi letterari. Nella sua rivalutazione, la critica femminista ha avuto un ruolo importante, a partire dagli anni Settanta, focalizzando l’attenzione sulle figure femminili e sulle strutture sociali ed economiche che condizionavano la vita delle donne alla fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento. L’ambiguità di Wharton su alcuni temi, compresa l’educazione delle donne, gli apparenti pregiudizi di classe e di razza, il rifiuto delle sperimentazioni moderniste più avanzate, hanno in parte nuociuto alla sua reputazione. E tuttavia il suo realismo complesso e la scrittura raffinata non esente da innovazioni strutturali, portati alla perfezione nei romanzi maggiori, le hanno assicurato un posto sicuro nel canone letterario degli Stati Uniti come figura di transizione tra realismo e modernismo. L’edizione critica dell’opera di Edith Wharton in trenta volumi è in preparazione presso la Oxford University Press e promette di essere il punto di riferimento definitivo per la consacrazione a classico di questa scrittrice cosmopolita e poliglotta, espatriata in Francia ma profondamente americana.
La pubblicazione da Neri Pozza di Fantasmi, (nuova traduzione di Tiziana Lo Porto, Neri Pozza, pp. 304, € 16,00) una raccolta di racconti fantastici già uscita con il titolo Storie di fantasmi da Bompiani e Newton Compton con alcune varianti, riprende il titolo originale del volume Ghosts, completato dalla scrittrice negli ultimi mesi di vita con la consueta cura puntigliosa e pubblicato postumo.
Distribuiti in un arco di tempo che va dal 1902 al 1937, i racconti non sono disposti in ordine cronologico, ma secondo l’ordine scelto dalla stessa autrice. In apertura del volume, l’ultimo racconto portato a termine prima di morire e uno dei più belli in assoluto, paradossalmente respinto da alcune riviste e rimasto inedito: “All Souls’”, giustamente tradotto “La vigilia di Ognissanti”. Questa edizione include anche la prefazione che la stessa Wharton scrisse per l’occasione, a giustificare la sopravvivenza di questo tipo di narrativa considerata ormai desueta in una società illuminata dalla luce elettrica che tende a disperdere le ombre, dove l’immaginazione dei lettori le sembrava atrofizzata dai nuovi mezzi di comunicazione di massa: la radio e il cinema. Scrive che “i fantasmi, per manifestarsi, richiedono due condizioni estranee alla mente moderna: silenzio e continuità”. Eppure, anche nel nostro mondo, questi racconti continuano a incantare, esplorando territori dell’inconscio che il lettore contemporaneo avveduto può riconoscere con un supplemento di piacere intellettuale.
Wharton conosce le regole del gioco, le applica abilmente e a volte le sovverte, con lucida consapevolezza di tutte le implicazioni simboliche e finanche metafisiche. Come dice fin dall’inizio la narratrice di “La vigilia di Ognissanti”, spiazzando il lettore: “Questa non è una storia di fantasmi”. Nei racconti più riusciti il fantasma è un’assenza, un vuoto, una scrittura illeggibile, una proiezione dell’immaginario, un reperto di paure ancestrali, una figura del doppio, il ritorno del rimosso. Il fantasma può assumere forme diverse, ambigue e inafferrabili, e forse, come in questo racconto, può anche essere la voce minacciosa proveniente da una radio. È un racconto estremamente moderno per la strategia del silenzio e dell’assenza che ne costituisce il nucleo centrale, inserito in una cornice narrativa più tradizionale che rimanda a vicende di stregoneria e credenze legate alla vigilia di Ognissanti. La ripresa del modello gotico è più coerente in altri racconti, soprattutto in quelli del primo periodo che recuperano vicende del passato, con donne prigioniere e oppresse da mariti, padri, rappresentanti di un potere patriarcale crudele e violento. Donne ridotte al silenzio, delle quali si trovano tracce in lettere e antichi documenti. In un racconto tardo come “Semi di melograno”, la protagonista cerca di prendere la parola dopo la morte, con lettere la cui scrittura risulta quasi illeggibile. È un racconto straordinario, nel quale il problema della scrittura femminile viene messo a tema e inquadrato nella struttura mitica sottostante. In “La signorina Mary Pask” il fantasma è una proiezione dell’immaginario maschile, mentre è una donna vera che in età avanzata trova le parole per esprimere il desiderio sessuale represso per tutta la vita.
Wharton esplora con notevole intensità anche la dimensione maschile in racconti come ”Gli occhi”, in cui l’incapacità di amare e la sospetta repressione del desiderio omoerotico da parte del protagonista produce immagini terrificanti. In alcuni racconti poi è l’avidità, la rapacità economica a diventare fonte di terrore e a produrre il fantasma, come in “Dopo” e in “Il trionfo della notte”: in uno la vittima di una truffa giunge a suicidarsi e sembra ritornare come fantasma per portare con sé il colpevole; nell’altro l’apparizione del doppio rivela, dietro le apparenze, la crudeltà di uno zio che arriva a procurare la morte del nipote per impadronirsi dell’ eredità e risolvere la sua crisi finanziaria. Come dimostrano questi pochi esempi, qualsiasi riassunto di un racconto fantastico tende a dissolvere l’esitazione e l’ambiguità che sono il carattere strutturale del genere, in special modo nei meccanismi di precisione di Wharton. Sono racconti che esigono quello sguardo sgombro e partecipe auspicato dalla scrittrice, la quale conclude la sua prefazione affermando che non esistono i fantasmi, ma solo “tellers of ghost stories”. Proprio la sua pratica realistica contribuisce a creare lo spessore di realtà necessario a una convincente manifestazione dei fenomeni più strani, inspiegabili e perturbanti. Situazioni presenti nella sua narrativa realistica ritornano con sapiente condensazione nei racconti fantastici, con una maggiore libertà di espressione del non detto e dell’indicibile. La scrittura fantastica, a ben vedere, non è che il rovescio rivelatore di quella realistica.
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